mercoledì 13 novembre 2013

Jaffna e le ferite della guerra.

Anuradhapura è stata una vera e proprio toccata e fuga…
Il fucus millenario del Buddha non è uno spettacolo per gli occhi, ma è qualcosa di molto forte per mente e spirito. Se ci si pensa non può essere un caso che tra tutti gli alberi piantati dall’uomo proprio quello del buddha è il più longevo, e parliamo di un fatto accertato. Meditare vicno quell’albero è indubbiamente qualcosa di forte, peccato non si possa toccarlo o nemmeno stargli troppo vicino per via delle mura che sono li a proteggerlo dalal stupidità umana. Basti pensare che nel 2010 per via di un atto vandalico abbiamo perso un albero di oltre duemila anni mi pare nel nord Europa. Roba da pena di morte, o quasi, perché la pena di morte non si può proprio dare a nessuno.
Comunque… Dicevo tocata e fuga, scelgo di non vedere con un po’ di rammarico la cittadella storica, mi faccio solo un paio di templi nei dintorni e via verso Jaffna.
Ed eccola coloratissima, la città più ricca di biciclette dello Sri Lanka, più gli immancabili, tantissimi tuk tuk, che sembrano davvero troppi vista la popolazione.
Jaffna è nteressante, ma sinceramente niente di più, a mio parere va visitate, per capire la cultura e il popolo tamil, per capire un poà più a fondo lo Sri Lanka e se fossero state dbelle giornate avrei visitato anche i dintorni. Purtoppo è maltempo e qui nel profondo nord il maltepo viene giù a vasche d’acqua, manco ci fosse da spegnere la Roma di Nerone in fiamme. Quinbdi il primo giorno al solito mi perdo per le caotiche vie dove i miei plmoni si gonfiano di un inquinamento che fa impallidire qualsiasi altra cosa abbia visto sin oad oggi. Ogni singolo veicolo inquina abbastanza il pianeta per mesi. Capisco la povertà, la guerra, il tutto, ma cosìè in dicibile, immagino che solo Jaffna e Colombo inquinino come tutto il sudamerica. Se pensiamo che un autobus normale in Italia in una giornata inquina com 500 macchine. Qui un autobus ti da una nuvola costante di nero fumo. Pece vaporizzata, i polmoni vomitano sé stessi. Un autobus qui inquina come 500 autobus in Italia. Così si muore cazzo.
Quindi scatto le mie foto alla piccola cittadina e rimando a domani la mia ricerca.
Mi tocca cenare con un pacco di biscotti e un mango perché mi metto a scrivere e a lavorare sulle foto ed ecco che si fanno le 9 e mezza, e non pensavo che le 9 e mezza qui è notte inoltrata. Provo un vago tentativo di ricerca, ma trovo notte pesta, zero luci, cani randagi che spaventati mi abbaiano a rotta di collo, faccio un paio di chilometri nel vuoto e torno indietro. Biscotti e manghetto sono il salvagente della signora del Theresa Inn, almeno non vado a letto a stomaco vuoto, ma m’appisolo dopo un deludente film con Pierfrancesco Favino e Brad Pitt.
Giorno dopo via in bici a cercare il forte, davvero 5 mura senza nulla; la famosa biblioteca di Jaffna, bombardata e poi ricostruita è da vedere se si è qui, ma anche questa lascia un poà a desiderare, è stata ricostruita bene, è pubblica, pulita, ma nulla di imopressionante, la visito anche per dare supporto. La gente sorride, la pace è vera e si sente, ma i segni della guerra sono ovunque e evidenti, la cittadina è ancora in ginocchio. La stazione, distrutta dai bombardamenti è in lentissima ricostruzione. Riesco a fotografarla, anche se non potrei esser così vicino, ma grazie alle vasche d’acqua docle lanciata da qualche Dio Tamil nessuno ci fa caso. Faccio amicizia con un ragazzo Musulmano di Kandy che vive qui per lavoro, ma ha la fmaiglia giù a Kandy. Simpatico, quel tantino appiccicoso che diopo un po’ non ce la fai più e purtoppo, va capito, ma non è mai piacevole essere considerati amici solo perché ci si può vantare con gli altri che hai amici stranieri, perché qui fa figo. Ripeto, è una situazione che va capita, compassione innanzitutto, solo non è la tipica situazione per la quale vado matto, quindi appena posso, dopo aver offerto una birra al mio “grande” amico che cerca di scroccare altre birre e sigarette (che non ho, non fumando), mi dileguo cercando di fargli capire che mi piace stare da solo ogni tanto, per questo viaggio da solo e No, non ti posso invitare in Italia, io non vivo in Italia e non ci torno. Ma perché? Per una serie di motivi amico mio che davvero non riusciresti a capire in cinque minuti, visto che sono venticinque volte che mi chiedi quando torno in Italia.

Detto questo scopro che i campi minati vicino Jaffna non ci sono piú  (tanto meglio per loro); gli unici sono a Mullaitivu; che sarà dificilissimo se non impossibile andare a fotografarli per via della presenza massiccia dell’esercito che ti mette dentro solo se ti avvicini con una macchiuna fotografica; che di andare a trovare i lager dove fanno sparire le persone, nemmeno se ne parla perché la gente o non sa nulla o fa finta di non sapere; che anche se volessi provare ad andare a Mullaitivu devo inventarmi qualcosa perché li non c’è da dormire e con le mie intenzioni non è la cosa più facile del mondo trovare da dormire a casa di qualcuno, ma se non parlo con nessuno non ho nessuna possibilità, in più se non vado con una guida appropriata rischio di saltare per aria alla prima mina. Non ci sono le condizioni sufficienti per provare. Inizio a rendermi conto che questa sarà la mia prima missione totalmente non riuscita, inzio a farmi l’idea, ma rimando a domani, quand odevo incontrare un ragazzo che forse mi può aiutare. O quello o me ne vado diritto A Sirgiriya, che dicono esses un posto fantastico, una cittadella reale costruita su una roccia alta cinquecento metri che più che una collina sembra un dente che si staglia nella giungla. Il posto più suggestivo dello Sri Lanka e nessuno dei miei amici che son passati di qui c’è stato. Non giudico, ma scuoto la testa…

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