Anuradhapura è stata una vera e proprio toccata e fuga…
Il fucus millenario del Buddha non è uno spettacolo per gli
occhi, ma è qualcosa di molto forte per mente e spirito. Se ci si pensa non può
essere un caso che tra tutti gli alberi piantati dall’uomo proprio quello del
buddha è il più longevo, e parliamo di un fatto accertato. Meditare vicno
quell’albero è indubbiamente qualcosa di forte, peccato non si possa toccarlo o
nemmeno stargli troppo vicino per via delle mura che sono li a proteggerlo
dalal stupidità umana. Basti pensare che nel 2010 per via di un atto vandalico
abbiamo perso un albero di oltre duemila anni mi pare nel nord Europa. Roba da
pena di morte, o quasi, perché la pena di morte non si può proprio dare a
nessuno.
Comunque… Dicevo tocata e fuga, scelgo di non vedere con un
po’ di rammarico la cittadella storica, mi faccio solo un paio di templi nei
dintorni e via verso Jaffna.
Ed eccola coloratissima, la città più ricca di biciclette
dello Sri Lanka, più gli immancabili, tantissimi tuk tuk, che sembrano davvero
troppi vista la popolazione.
Jaffna è nteressante, ma sinceramente niente di più, a mio
parere va visitate, per capire la cultura e il popolo tamil, per capire un poà
più a fondo lo Sri Lanka e se fossero state dbelle giornate avrei visitato
anche i dintorni. Purtoppo è maltempo e qui nel profondo nord il maltepo viene
giù a vasche d’acqua, manco ci fosse da spegnere la Roma di Nerone in fiamme.
Quinbdi il primo giorno al solito mi perdo per le caotiche vie dove i miei
plmoni si gonfiano di un inquinamento che fa impallidire qualsiasi altra cosa
abbia visto sin oad oggi. Ogni singolo veicolo inquina abbastanza il pianeta
per mesi. Capisco la povertà, la guerra, il tutto, ma cosìè in dicibile,
immagino che solo Jaffna e Colombo inquinino come tutto il sudamerica. Se
pensiamo che un autobus normale in Italia in una giornata inquina com 500
macchine. Qui un autobus ti da una nuvola costante di nero fumo. Pece
vaporizzata, i polmoni vomitano sé stessi. Un autobus qui inquina come 500
autobus in Italia. Così si muore cazzo.
Quindi scatto le mie foto alla piccola cittadina e rimando a
domani la mia ricerca.
Mi tocca cenare con un pacco di biscotti e un mango perché
mi metto a scrivere e a lavorare sulle foto ed ecco che si fanno le 9 e mezza,
e non pensavo che le 9 e mezza qui è notte inoltrata. Provo un vago tentativo
di ricerca, ma trovo notte pesta, zero luci, cani randagi che spaventati mi
abbaiano a rotta di collo, faccio un paio di chilometri nel vuoto e torno
indietro. Biscotti e manghetto sono il salvagente della signora del Theresa Inn,
almeno non vado a letto a stomaco vuoto, ma m’appisolo dopo un deludente film
con Pierfrancesco Favino e Brad Pitt.
Giorno dopo via in bici a cercare il forte, davvero 5 mura
senza nulla; la famosa biblioteca di Jaffna, bombardata e poi ricostruita è da
vedere se si è qui, ma anche questa lascia un poà a desiderare, è stata
ricostruita bene, è pubblica, pulita, ma nulla di imopressionante, la visito
anche per dare supporto. La gente sorride, la pace è vera e si sente, ma i
segni della guerra sono ovunque e evidenti, la cittadina è ancora in ginocchio.
La stazione, distrutta dai bombardamenti è in lentissima ricostruzione. Riesco
a fotografarla, anche se non potrei esser così vicino, ma grazie alle vasche
d’acqua docle lanciata da qualche Dio Tamil nessuno ci fa caso. Faccio amicizia
con un ragazzo Musulmano di Kandy che vive qui per lavoro, ma ha la fmaiglia
giù a Kandy. Simpatico, quel tantino appiccicoso che diopo un po’ non ce la fai
più e purtoppo, va capito, ma non è mai piacevole essere considerati amici solo
perché ci si può vantare con gli altri che hai amici stranieri, perché qui fa
figo. Ripeto, è una situazione che va capita, compassione innanzitutto, solo
non è la tipica situazione per la quale vado matto, quindi appena posso, dopo
aver offerto una birra al mio “grande” amico che cerca di scroccare altre birre
e sigarette (che non ho, non fumando), mi dileguo cercando di fargli capire che
mi piace stare da solo ogni tanto, per questo viaggio da solo e No, non ti
posso invitare in Italia, io non vivo in Italia e non ci torno. Ma perché? Per una
serie di motivi amico mio che davvero non riusciresti a capire in cinque
minuti, visto che sono venticinque volte che mi chiedi quando torno in Italia.
Detto questo scopro che i campi minati vicino Jaffna non ci
sono piú (tanto meglio per loro); gli unici
sono a Mullaitivu; che sarà dificilissimo se non impossibile andare a
fotografarli per via della presenza massiccia dell’esercito che ti mette dentro
solo se ti avvicini con una macchiuna fotografica; che di andare a trovare i
lager dove fanno sparire le persone, nemmeno se ne parla perché la gente o non
sa nulla o fa finta di non sapere; che anche se volessi provare ad andare a
Mullaitivu devo inventarmi qualcosa perché li non c’è da dormire e con le mie
intenzioni non è la cosa più facile del mondo trovare da dormire a casa di
qualcuno, ma se non parlo con nessuno non ho nessuna possibilità, in più se non
vado con una guida appropriata rischio di saltare per aria alla prima mina. Non
ci sono le condizioni sufficienti per provare. Inizio a rendermi conto che
questa sarà la mia prima missione totalmente non riuscita, inzio a farmi l’idea,
ma rimando a domani, quand odevo incontrare un ragazzo che forse mi può
aiutare. O quello o me ne vado diritto A Sirgiriya, che dicono esses un posto
fantastico, una cittadella reale costruita su una roccia alta cinquecento metri
che più che una collina sembra un dente che si staglia nella giungla. Il posto
più suggestivo dello Sri Lanka e nessuno dei miei amici che son passati di qui
c’è stato. Non giudico, ma scuoto la testa…
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