mercoledì 16 aprile 2014

Udaipur-jodhpur-ranakpur-Jaisalmer with Sasha.

Potrei parlarvi delle meraviglie di Udaipur, dei bellissimi templi e forti incontrati sulla via con Aretha GAnesh, della mia nuova compagna di viaggio, Sasha. mezzo sangue giapponese, mezzo statunitense, Hawaiana in fin dei conti, cpn me giusto epr una decina di giorni tra Udaipur e la meravigliosa mozzafiato Jaisalmer, un posto in cui ho rischiato la sindrome di Stendhal, un foprte clamoroso! Questo via Jodhpur, la citta' blu, molto bella. Potrei parlarvi della seconda notte nel deserto nella mia vita odel forte di Kumbalgarh e del suo muro, il secondo piu' lungo al mondo dopo la grande muraglia. Ma non mi va.
HO solo voglia di condividere i miei video del viaggio moto. Piu' veloce.
Enjoy it!




venerdì 11 aprile 2014

ARETHA GANESH, Primo Video. Pushkar-Ajmer-Bundi

Il primo video, stile trailer cinematorgrafico, del mio viaggio nell'India del nord con la mia fantastica moto, ARETHA GANESH.
Ne seguiranno presto altri... Enjoy! solo un minuto e venti!!!!

mercoledì 9 aprile 2014

Le mucche in contromano.

27 Marzo

Ho scordato di dire una cosa non poco importante per il mio viaggio. Ho
comprato una moto. Royal Enfield Bullet dell'86, con doppio sedile Maharaja.
Awesome!
65.000 rupie, circa 800 euro per una moto vintage, che sta abbastanza bene, ma
che sicuramente mi darà qualche grattacapo qua e la nel percorso. Questa è
l’India, succederebbe comunqe con una moto nuova, magari meno. Per questo ti
compri una Royal Enfield, semplicissima da mettere apposto ed il tutto è
sempre estremamente economico. Alla fine l'ho pagata in realtà 63.000, ma
mettici le tasse di prelievo, comunque quasi 65 è costata. Comprata a Pushkar,
dopo l’Holi, da Niro. Personaggipo che conoscono tutti e del quale pare ci si possa
findare. Sono inclusi un sacco di attrezzi, candela, fusibili e due caschi. Mi pare
abbastanza equo considerando che ha già il portapacchi, bello grosso, un
serbatoio più grande del normale, essendo un’edizione speciale, sistema elettrico
nuovo e gomme evidentemente nuovissime.
Il nome? Aretha Ganesh. Aretha per la grande Franklin, voce rythm and blues
immortale, vecchia affascinante culona, appunto come la mia moto e ganesh
perché infine siamo in India e comunque la culona a due ruote ha la faccia di
Ganesh, in ottone, al centro della targa frontale, sotto il faro. Poi me sa che
sotto sotto a me piacciono un po' le culone.
Colori, bronzo e nero. Qualche cicatrice qua e la tipica di una moto da viaggiaotre.
Ha visto un bel po’ d’India questa meravigliosa bastarda. Ora mi accompagnerà per qualche
mese nella scoperta, mia e personalissima, del nord.
Quindi si parte per Bundi. Aretha Ganesh, Manu ed Io.
La moto è molto carica, pesante, la forcella balla in partenza per l'evidente
squilibrio, ma con un po' di velocità si adegua e si toccano i 95 Km/h in autostrada.
Arrivare in autosrada è un impresa, 55 chilometri di terribile asfalto misto a
polvere. In mezzo a quello che è quasi un deserto. Con capre, bambini, qualche
macchina, altre moto devastate, buche in ogni dove, miriadi di dossi non
segnalati che mettono la tua vita a repentaglio ogni venti minuti. E’ come vivere
un videogioco. La guida non è delle più semplici, ma sono cresciuto in motorino a
Roma e sempre a Roma ho portato per diversi hanni la Mia splendida Miss Lolita,
un'Harley del 2003, un 883 spettacolare. Quindi anche l’India non mi prende del
tutto impreparato, il traffico di Pushkar non è difficile, quello di Ajmer già è più
interessante, ma ancora roba da principianti. Purtroppo ci dobbiamo fermare
subito ad Ajmer, meno di 30 chilometri da Pushkar, ho già bruciato
completamente la frizione, che magari non era nuovissima, ma scopro dal
meccanico che è un problema comune delle Enfield: Motore forte, frizione
debole. Se guidi nel traffico, in maniera normale, usando la frizione molto, per
due o tre chilometri, rischi di bruciarla, se poi provi a fare un salitone, quando sei
pesantissimo e per via del traffico in salita la moto si ferma e devi ripartire, il
gioco della frizione ti fa bruciare il tutto. Lo puoi fare da scarico, non con un'altra
persona un'altra sessantina di chili in groppa. Comunque il cambio è gratuito e e offerto da Niro, pochi euro. Il tutto a me sarebbe costato 7 euro e mezzo. Cambio
e manodopera (una cifra comica), quindi Niro ha fatto bella figura probabilmente
con meno di 5 euro…
Ajmer è inaspettatamente carina nelle sue piccole vie mercato del centro. E'
quasi un Suk arabo. La predominanza musulmana qui è inaspettata. Sono tutti
musulmani, tanto che negli alberghi, prima di dirmi se hanno una camera, mi
chiedono la nazionalità, moltissimi non accettano, purtoppo, gli israeliani. Un
bello schifo, concordo.
Ajmer una sola notte si riparte subito per Bundi. Qui il viaggio è più facile per via dell’autostrada. L’attenzione comunque non può  dimiunuire un millisecondo, quindi lo stress fisico è il medesimo. Il video gioco continua: Tir in contromano, gruppi di mucche libere (sempre in autostrada),
qualche mucca morta, motorini in contromano. Gente che in generale non è che
sappia guidare molto bene. Altri Bus in contromano. Poi un tir che supera una
vacca. Poi un bus che supera un tir. Poi fantastico: Un bus che supera un tir che
supera una vacca. Tutti e tre in contromano. Tutti e tre in autostrada. Da
aggiungere il fatto che loro quando vanno in contromano in autostrada, non si
mettono di lato, ma sull corisa di sorpasso e ti fanno pure i fari o il clacson, sei tu
che ti devi scansare. Sia mai!!!!
A volte questa scenetta si manifesta anche davanti alla polizia, senza nessun
problema. Poi se ti trovano un grammo di charras in tasca succede il finimondo.
Poveri bastardi.
Si arriva a Bundi, dopo qulache sosta e qualche Chai nelle varie Daba
(ristornatini locali) e dopo un pranzetto e un piccolo giro a Sarwar, un piccolo
villaggio sulla strada, più interessante del previsto. Pranzo al solito squisito e
speziato.
Bundi è un gioiello. Piccola, con uno splendido, zozzissimo, laghetto artificiale
stile Pushkarani, la tipica costruzione dei serbaoi d’acqua e un palazzo con forte
mozzafiato che si affacciano sulla cittadina dalla collina. Solo il palazzo vale lo
sforza di arrivare sino a qui. Splendido. Davvero immancabile. Questa è l’ultima
tappa del viaggio con Manu. Che ci lascia per tornare alla vita quotidiana e pallosissima della prigione Italia.
Compagna di viaggio inaspettatamente felssibile e dolce. Amica con cui ho potuto
condividere una festa importante e bei momenti che rimarranno nelle nostre
memorie. Lei si dirige verso Agra, io faccio i bagagli la mattina seguente e piano
piano mi butto per Cittograph.

lunedì 7 aprile 2014

Holi - Il festival dei colori


L’Holi è una follia pazzesca e meravigliosa che ha luogo in moltissime parti
dell’India, una notte di Luna piena a Marzo. Quindi cambia ogni volta. Non so
bene la storia spirituale e culturale dell’Holi. Non l’ho studiata. Ho solo deciso di
immergermi, di tuffarmi in questo universo di polvere e acqua colorata.
Scelsi Pushaker perché è piuttosto noto che in Rajasthan la guerra dei colori e'
Guerra. Tutti dicono che Pushkar è il clou. La festa viene concentrata in una
piazza, la piazza si affolla, ma la guerra inizia già da prima. Arriverai alla Piazza
già alquanto colorato e probabikmente anche bagnato.
 Abbiamo da caminare un quattrocento metri per arrivare alla piazza e tutto
brulica. Ragazzini frizzanti carichi di colori ti guardano bramosi, ma siamo
lontani e loro son pupi, quindi ancora chiedono. Un paio di centinaia di metri più
in la nessuo chiederà più nulla. E’ quello che mia apsetto. Dopo pochi minuti
vengo inzafferato, innaffiato, colpito ripetutamente da follie di colori e acque di
sicura provenienza (la prendono direttamente dal pozzo o dai rigagnoli bordo
strada). La musica, qui dal taglio trance, quasi non si sente, non perché il volume
sia fiacco, ma perché la situazione, nel tutto è davvero troppo. Troppo bella,
troppa adrenalina, confsuione, salrti fiumi e nuvole di colore, palle di colore,
sacchi lanciati, bottiglie per aria che innafiano la folla con fibonacciani vortici. Un
allegrai ipercontagiosa pervade anche i muri, i sassi, i topi, vagamente, molto
vagmaente, scalfisce anche i poiziotti super bulli indiani. Che se ridono troppo
hanno paura di non incutere quel temibile terrore che sono convinti diffondano
ovunque. Parentesi sarcastica, perdonatemi. Tutti partecipano, la festa-guerra
raggiunge l’apice dopo pranzo, i colori sono mescolati all’inverosimile, la gente e’
ovunque: su muri, sui tetti, sulle macchine, in bilco sui cornicioni. Chili e chili di
sudici, sudati e super colorati indumenti vengono lanciati e fatt iappendere ad un
filo che attraversa la piazza. Un filo elettrico ovviamente. Che non si sa come
riesca a reggere quella mezza tonnelalta di vestiti ora tutti dal taglio rosa. Rosa, violetto, violaceo, a volte vagamente bluastro è il risultato principe della
mescolanza dovuta alla guerra. Alla fine è così un moltudine di persone
principalmente colorate in quelle varianti. Colori compatti su tutto il corpo,
pochissimi sono riusciti a tenere intatto qualche centimetro di pelle. Altri,
completamente colorati, come noi, riescono ad uscire, finita la guerra a lle 4 di
pomeriggio, con colori sgargianti stile Benetton. Ci vedesse Oliviero Toscani ci
recluterebbe. E’ che noi siamo passati anche attraverso la vernice, che no nsi
scolla, e abbiamo evitato làultimo lavaggio di acque colorate, per miracolo.
Tenendo intatti questi capolavori di astrattismo che sono dipinti sulle notra tele
da migliaia di pittori.
I soggetti per le foto si predano, ne potrei fare migliaia di migliaia. NE faccio solo
un migliaio, di scatti. Da cui tirerò è fuori, se son forunato una centinaio di foto
decenti. Fare foto qui è facile. Le cose difficili, a tratti difficilissime sono:
- Non far si che la tua macchina vaenga distrutta da polveri sottili, acqua,
secchite di colore e bustate di vernice. Tu pensi che visto che hai la
macchina tropicalizzata, usi obiettivi tropicalizzati, non li cambi, imbusti i
ltutto, quello basta. C’erano tre o quuattro fotogrfi li dentro. Una russa che
non ha fatto un sorriso manco a pagarla oro, tutta imbustata e coperta
comunque di colore. Avrà scattato duemila volte e non si è inchinata una
volta. Vedi l’aspirante fotografo che davanti all’occasione della vita, non si
rilassa. L’unico vero professionista che ha fatto foto (non e’ difficile notare
un professionista. Ha una macchina seria, la sa usare, cerca angoli
interessanti. Controlla la luce. Si sa muovere nella situazione.) E’ arrivato
verso la fine, con più quiete, senza rischiare tutta l’attrezzatura, ma
ovviamente rinunciando a momenti clou veramente epici.
- Non rimanere accecato mentre cerchi il tuo soggetto. I colori arriveranno
da ogni dove, anchje dal basso, probabilmente anche da dietro, ma
comunque ogni volta negli occhi.
- Riuscire in qualche maniera a trovare la luce giusta, considerando che la
location non regala la miglior luce e che l’orario della festa fa si che tu
debba gestire la peggior luce possibile. Tutto questo durante la terza
guerra mondiale dei colori, con tanto di armi intelligenti
- Riuscire a mettere qualche satto a fuoco e magari anche con una certa
definizione. Considerata la luce, considerate le scie chimice, le nubi
tossiche (non sono tossiche, certo non sono salubri, cmq sono viola, verdi
e blu e non vedi un cazzo). Considerata l’acqua sulla lente, il vapore
acuqeo ovunque e il continuo movimento caotico e imprevedibile di ogni
cosa, il prendere una foto a fuoco e nitida e impresa da quella rara fusion
di terzo livello che vede Rambo e Cartier Bresson unirsi in una leggiadra
artistia evoluzione dell’Homo Sapiens Photographicus.
- Trovare i soggetti interessanti, perché son tanti, ma la confusione è
estrema, da fotografare esattamente quando trovi l’angolo e il momento
in cui tutte le regole sopra coincidano.


Ecco, fatti una giornata di fotografia così, e divertiti anche, visto che sei a una
festa. E ne riparlaimo. Duirissima e bellissima. Vi giuro, sono riuscito a tirare
fuori qualcosa di più che decente per dar vita ad un bell’articolo. L’Holi è da fare una volta nella vita. Sarebbe come evitare di fare un carnevale a
Rio o a Salvador, come evitare Il Mardi Gras a New Orleans. Ci sono cosa che ad
ogni costo vale la pena vivere. Essere un vero dipinto vivente, reduce di una
guerra, un opera d’arte casuale, è qualcosa che va vissuto.