Questo si ricollega
al precedente e al numero due, quello in cui consiglio di non usare la guida.
Fate da soli. Perdetevi, prenotate per conto vostro, girate, cercate,
informatevi. Scoprirete di più perché aumenteranno esponenzialmente gli
imprevisti, oltre a risparmiare denaro. A volte invece non lo risparmierete,
spenderete uguale impiegando più tempo (vorrà dire che avrete visto di più di
una luogo perché avete camminato di più, avete parlato con più persone e
probabilmente scoprirete nuove cose). Qualche volta, raramente spenderete un
filo di più. Fate per conto vostro e capirete presto quali sono le pochissime
volte in cui conviene prenotare o
comprare o comunque usare un tramite per un obiettivo prefissato. Pochi giorni fa dovevo comprare una nuova muta
per la chitarra. Le corde, la muta sono le corde, se ne era rotta una, il mi
cantino, la sera prima. Potevo comprarle tramite un ragazzo. 1500 rupie. O
andare da solo e vedere quello che trovo.
Scegliendo la seconda
e muovendomi son il bus, invece che il tuk tuk o speso 50 rupie per andare e
tornare, tra l’altro costava 58…500 col tuk tuk. Col tuk tuk poi andavo
direttamente sul posto, così mi sono dovuto perdere per Matara, dopo 30 minuti
di bus e nuove esperienze, nuovi volti. Perdendomi per Matara ho parlato con
diverse persone per chiedere dove potevo fare il mio acquisto. Chi ti sa dire
qualcosa, chi nulla, chi invece è solo interessato a parlare con te e ti
incastra in una serie di domande che ti fanno sorridere. Fa caldo, mi perdo,
scopro un mercato e delle farmacie, capisco come funziona. Se avessi speso le
1500 non avrei vissuto questo e se avessi preso il tuk tuk tutto sarebbe stato
molto più veloce. Trovo un negozio, che è una fabbrica di dolki strumento a percussione della cultura locale e indiana. E’ un esperienza fantastica, molto più
importante della muta per la chitarra. Vedi come si costruisce, impiegano 3
giorni per farne uno. Chi lavora la pelle, chi il legno, chi assembla. Tutti
seduti per terra, tutti sorridenti perché incuriositi dal fatto che qualcuno si
incuriosito a quell oche fanno e a loro. E’ vita. Si viaggia per questo, per
capire, scoprire. Corde 600 rupie dopo un dibattito su quali comprare, non
facilissimo farglielo capire. Torno indietro con una’esperienza unica, avendo
speso la metà, avendo capito molto di più di una cultura che sto apprezzando e
osservando. Si viaggia per capire, per conoscere. Non per fare le cose in
maniera più facile e veloce. L’imoprevisto è la chiave. Se perdete il treno
perché è tutto così disorganizzato. Invece di incazzarvi come un trigger fish,
perché tutto funziona male, questi non sanno vivere, è impossibile così etc…
Facendovi guardare malissimo e aumentando la concezione che il turista è un
viziato deficiente da usare solo come mucca da mungere. Prendetelo come
imprevisto, come opportunità per chiacchierare con qualcuno in più, per una
pausa per il vostro il libro. Per meditare. Sorridete e fate spallucce, non
avrete perso niente, bensì guadagnato qualcosa. 4 ore d’attesa sono un tempo
per far si che qualcosa di nuovo possa accadere. Qualsiasi cosa accada se non
c’è soluzione è inutile incazzarsi, prendete spunto per approfittare della
situazione. Se invece c’è rimedio, incazzarsi è stupido perché perderete un
sacco di tempo e vi farete meno amici. Gli imprevisti sono la chiave del
viaggio. Una volta ho dovuto dormire sul tetto di una guet house in Marocco.
Perché per fare di testa nostra siamo arrivati tardi e ovviamente non abbiamo
prenotato. Lei aveva pure la febbre e abbiamo dormito poco e male. La ricordo
come una delle notti più favolose della mia vita. Magari lei un po’ meno,
almeno all’inizio. Eppure io ho fumato un naghilè con il ragazzino figlio del
propietario e i suoi amici, lì sul tetto. Ho visto I colori dell’alba arrivare
da lontano su una Fez scura per la notte senza luna al suono della preghiera
mattutina. Ho sognato ad occhi aperti. Avessi prenotato prima o viaggiato
secondo I mille consigli, avrei dormito meglio, speso di più, e mi sarai
sentito molto più riposato. E non avrei visto un cazzo.
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