Cambodia: A background to a violent history
"Solo comprendendo maggiormente il mondo si tocca da vicino una libertà reale". Il viaggio stesso, che ho scelto di far diventare vita, è il mio principale compagno. Qui prosegue il racconto di una vita da ramingo, la mia, che ho iniziato tempo addietro. Questo è per voi, per chi non può viaggiare, ma ha voglia di conoscere. Il mondo mi ha contaminato e spero che questi stralci possano un po' contaminare anche voi.
lunedì 5 novembre 2012
venerdì 2 novembre 2012
Let us create cambodia (& honeymoon)
Si sa, quando è possibile uno fa la luna di miele alle Maldive, in
Polinesia, sulle isole della Thailandia, alle filippine. Qualcuno in posti più
selvaggi. Generalmente non vieni in Cambodia, non che non sia molto bella, ma
certo, la Cambodia, ha un’altra storia, qui l’aria è più pesante, qui le facce
dei bambini, non l dimentico, ti stravolgono.
Noi non abbiamo scelto questo luogo perché ci sentiamo diversi o
perché non amiamo luoghi più paradisiaci. Abbiamo scelto questo luogo perché la
vita ci ha portato qui e perché noi viviamo spesso in luoghi paradisiaci. Andremo
comunque in Polinesia, alle Madlive, alle Fiji, veniamo da Koh Tao…
Siamo in Cambodia anche perché Lei, Brit, mia moglie, l’ultima Signora
Casaccia, deve partecipare ad una conferenza a Phnom Penh per un suo progetto e
due, perché abbiamo un progetto insieme. Tra
l’altro arrivati qui abbiamo scoperto che pochi giorni prima è morto lo storico
Re Sihanouk, che ha vissuto tutta la recente storia Khmer, è stato travolto,
coinvolto da tutto quello che è successo qui e che probabilmente nessun essere
umano avrebbe potuto gestire. Ebbene, lui come tutti non l’ha sicuramente
fatto, ma non siamo qui a criticare. Parliamo d’altro:
Stiamo facendo un libro.
La prima volta che sono venuto in Cambodia, come scrissi, sono rimasto
davvero impressionato dai bambini e dalla necessità di aiutarli. Qui il
problema è piuttosto profondo e non è solo povertà. La Cambodia è stata
l’inferno e ancora se ne pagano i danni.
Dopo lunghe attese siamo riusciti a contattare una bellissima organizzazione
umanitaria, Let us create Cambodia (www.letuscreate.org).
Aiutano i bambini con l’educazione e lo sviluppo delle arti. Un progetto bellissimo
e importante che va avanti da diversi anni. Oggi c’è stato l’incontro,
piacevole e abbiamo ottenuto ciò che cercavamo. Supporto.
Il progetto è produrre un libro fotografico centrato sui bambini, con
una panoramica veloce sulla storia recente. Trovare fondi per produrlo, ci
servono circa 5000 dollari per 500 copie, donare gran parte delle copie
all’associazione che potrà venderle e utilizzando i proventi per aiutare i
bimbi e in più gran parte delle copie che noi personalmente, con i nostri
mezzi, venderemo, saranno devolute all’associazione (divise forse con un’altra:
Children Safe).
E’ il nostro modo per aiutare e soprattutto credo, crediamo, fortemente
che bisogna ricordare. Questo è il mio modo per far ricordare, proporre forti
immagini, perché davvero mi sembra che la gente non sappia, o non ricordi cosa
sia successo qui. Siamo bombardati da messaggi di aiuto per bambini dell’Africa
(che per l’amor di Dio, vanno aiutati tutti! Tutti i bambini del mondo
bisognosi d’aiuto vanno scrupolosamente aiutati con ogni mezzo), ma troppo
spesso non vengono portati alla nostra attenzione altri problemi, ci sono bambini
da aiutare anche in altre parti e questa credetemi è una delle parti più colpite.
Colpite duramente. Bisogna portare denaro, educazione e controllo (troppi abusi
sessuali sui bambini da parte di turisti, qui il caso peggiore è da parte di
turisti francesi – non sto condannando i francesi, è solo questione di numero
perché qui è più alto il tasso di turismo sessuale proveniente da quella
nazione, in Thailandia ad esempio è più alto quello italiano, le merde, i
bastardi, non hanno nazione o bandiera - e di alcune autorità locali purtroppo).
Vi farò sapere appena tutto è pronto, sono sicuro che molti di voi
vorranno e potranno aiutare con davvero poco, un piccolo aiuto dagli amici sarà
importantissimo e almeno per una volta siamo sicuri dove cadrà la nostra
beneficenza, senza intermediari, senza perdite di denaro o tempo, soprattutto
qui ogni singolo dollaro sarà utilizzato per farne di più e per produrre
messaggio d’aiuto. I 5000 dollari serviranno per produrne un bel po’ di più:
Speriamo 15/20 mila almeno. Faremo il possibile.
Poche parole su Sihanoukville, la località più turistica della Cambodia dopo Siam Rep. Questo è un party place, quindi il contrasto con la presenza de i bimbi di strada è molto forte e l'assenza totale di attenzione da parte di questo turismo è molto fastidiosa. Ieri ho dovuto trattare con un bambino che respirava colla, cosa che può esser pericolosa, ma vale la pena tentare, provare a parlare. Il bambini è stato ovviamente estremamente riluttante nel consegnarmi la colla, ma era così tremendamente speranzoso, coem se urlasse aiuto, convincimi a mollare sta merda. Mi ha detto no, ma girava intorno a me. NOn potevo dargli soldi veri per la colla, avrei solo ottenuto un ovvio: "Sì certo!", poi con quei soldi si andava a comprare più colla. Ho provato a parlare offrendo pochi spicci, non bastavano nemmeno per la colla..... Cerca di capire amico mio, sta roba t'ammazza, tu devi crescere grande e forte. Vedere la profonda vergogna nei suoi occhi è qualcosa che non si può dimenticare, qualcosa che ti spezza davvero. Ha girato intorno a me per un po' e poi mi ha consegnato il sacchetto da buttare, da bruciare. Lui ripeterà l'errore, ne sono certo, spero solo d'aver piantata un seme. Un dubbio. Sicuramente meglio così che lasciarlo avvelenarsi con qualcosa che letteralmente gli toglierà al vita in breve tempo. Non mi sento più bravo, più bello, eroe, salvatore, non mi sento un cazzo. C'ho solo una tremenda voglia di dare una mano. Let's do something. Facciamo qualcosa.
10 ottobre 2012. Sattakut Wreck. Underwater wedding.
L’ingresso in Thailandia dopo la Malesia è il quarto del viaggio.
Altro visto di due mesi, ogni volta dico che non mi serve la multiple entry, ed
ogni volta mi sarebbe servita.
Due mesi di diving per finire il corso da divemaster SSI, diventare
dopo un esame e tre presentazioni, una immersione “naked” per la centesima
volta in acqua con le bombole, Assistente istruttore che per SSI è Dive Control
Specialist.
Prima grande notizia torniamo ad impossessarci del castello, stavolta
camera principale.
Siamo ufficialmente re e regina di Koh Tao che danno vita alle migliori
feste dell’isola.
Dopo pochi giorni, sott’acqua, Shark Island, testimone una splendida
murena fuori dalla sua tana, faccio la mia ufficiale proposta di matrimonio.
Sott’acqua. Lei ci mette un attimo a capire.
Un attimo a dire si dopo un sincero attimo di perplessità (mi stai
davvero chiedendo di sposarti? Si, davvero, guarda abbiamo anche la murena come
testimone. Tutto questo senza parole, ma con gli eloquenti gesti da divers… J ). La cosa fenomenale
è che durante l’immersione, che ovviamente continua, lei riunitasi al gruppo
riesce in pochi secondi a raccontare alle amiche il fatto appena successo: Jimi
mi ha fatto la proposta! E giù abbracci congratulazioni a profusione. Sempre
tutto sott’acqua. LA realtà di un diver è davvero legata a quando sei li sotto,
è una cosa complessa.
Facciamo una splendida festa di fidanzamento sul grande terrazzo del
castello, con fuochi d’artificio e tutto il resto. Progetto matrimonio a Las
Vegas (come da copione) fra sette o otto mesi, insomma quando la vita ci porterà
li, negli States.
Passsano pochi giorni e capiamo una cosa: Perché non sposarci in ogni
posto possibile, con ogni rituale possibile? Così decidiamo di fregarcene della
ritualità di Las Vegas, matrimonio che comunque ci vedrà protagonisti. Iniziamo
qui. Iniziamo come noi abbiamo cominciato tutto. Iniziamo sott’acqua.
Siamo a Koh Tao, l’isola università mondiale per i diver. Qui tutto è
in funzione del diving. Non esiste altro posto al mondo che produca tanti diver
ogni anno. Non esiste nazione intera che produca un numero annulla di diver
come solo i 7 chilometri di isola della tartaruga possa fare.
Qui di conseguenza c’è il relitto (wreck) più visitato al mondo, a
rigor di logica.
Sattakut, una nave da guerra, piccolina, affondata di proposito due
anni fa. Trentametrisottacuqa, tetto a 18. Matrimonio che si svolgerà sul
ponte, tra la posizione del capitano e il grande cannone frontale.
In pochi giorni organizziamo tutto, andiamo anche dall’avvocato per la
parte legale (c’avrebbe dovuto ufficialmente sposare – fuori dall’acqua – quel
testa di cazzo del capitano della Pink Boat, ma scopriamo che per ora noi in
Thai non possiamo sposarci, per motivi personali dobbiamo ancora aspettare
qualche mese, quindi andiamo oltre e facciamo solo il rito, cosa che conta per
noi, le carte possono aspettare).
Matrimonio 24 metri sott’acqua, solo per Advanced divers. Ministro il
grandissimo, oltre diecimila certificazioni rilasciate in più di venti anni di
attività, Klaus. Il miglior auspicabile. Un vero Rocknroll diver. Quella che
sarà mia moglie viene accompagnata all’altare da Toby, amico DMT testimone
della nostra storia sin dal primo giorno. Maid of honor and Best man (i
testimoni) Morgane, amica diver di New York, recente DMT e F, eterno DMT –
ufficiosamente già assistente istruttore - forse i live che rispetto di più, sott’acqua è una sicurezza
(mi rendo conto quanti ragazzi che sono un macello fuori dall’acqua, distratti,
casinisti… Li sotto diventano mostri di tranquillità, serietà, affidabilità. E’
una realtà così distante da quella “terrena”. Mai giudicare un diver da come lo
vedi non bagnato). Abbiamo due videografi, Reneé con la sua piccola GoPro e
Keith, l’ufficiale. Tre fotografi, Josh, coinquilino apprendista fotografo, con
la mia g12, Prat, video grafo professionista fotografo per hobbie, e il grande
Chris Kroll, fotografo under water professionista (è un naturalista, ma devo
dire che il suo reportage del matrimonio è davvero bello, soprattutto considerando
la visibilità pessima di quel giorno e la totale in usualità dell’evento.)
Abbiamo anche semplici ospiti come il caro Ismael, El professor, nostro
fotografo fuori dall’acqua. Il mio mentore Log John, che mi fa notare il mio
nervosismo nell’attesa della sposa (mi rendo conto di aver consumato in meno di
123 minuti 90 BAR!!!! qualcosa come più di mezz’ora a quella profondità…
Ragazzimi sto sposando!!!).
Il matrimonio procede alla grande, con Klaus e la bibbia SSI Open
Water, scambio dei voti, scambio degli anelli, baci e scambio della fiaschetta
(sa hai una fiaschetta sott’acqua puoi addirittura bere), la fiaschetta
contiene un po’ di whiskey, e passa tra le mani di sposa, sposo e ministro.
Fantastico, poche foto di rito intorno al cannone e l’immersione
prosegue verso il dive spot di fianco, White Rock. Applausi, foto e torta sulla
grande Pink Boat. Cazzo me so sposato. Letteralmente ho la fede al dito. Senza
ombra di dubbio è e resterà l’immersione più importante e più clamorosa della
mia vita.
Siamo la prima coppia al mondo a sposarsi sul relitto più visitato al
mondo. Da vedere anche se mai qualcuno si sia sposato su un relitto.
Detto fatto. Famiglia Casaccia formata. Si spende ancora un po’ a Koh
Tao. Io decido terminati i due mesi, di prolungare, dopo la luna di Miele che
faremo in Cambodia (posto non da luna di miele ovviamente, se consideriamo
quello che la gente normalmente fa). Quindi in questi due mesi ci sposiamo,
celebriamo il nostri primi giorni insieme, poi Brit se ne va qualche giorno
prima a Bangkok, dove mi farà la sorpresa di uno splendido tatuaggio con la
scritta “Team Casaccia”, un’ancora old School. Prima di questo io, appunto,
divento Dive Con e lei Divemaster. La vita è bella e noi ce la stiamo vivendo
al meglio delle nostre capacità.
Agosto in Malesia. Isole, amici e diving.
Il mio viaggio in Malesia è una sorta di pre-luna di Miele, due
settimane corte tra Palau Kapas, una splendida selvaggia isola, piccola sulla
costa malese che s’affaccia sul golfo. Davvero una scoperta piacevole. Arrivati
in Malesia dovevamo capire dove spendere un paio di giorni in attesa di
incontrare i nostri amici venuti dall’Italia. Guardando la cartina e seguendo
alcune guide locali abbiamo soggiornato a Merang una notte (niente di che) e
poi 15 minuti di barca per raggiungere Kapas Island (Palau). Semplicemente
strepitosa. Naturale, non contaminata, niente motori sull’isola. Solo natura e
mare fantastico. Dopo pochi giorni insieme ai nostri amici spendiamo una
settimana alle Pherentians, isole bellissime, alquanto turistiche, rese
“expensive” a causa dei trasporti consentiti solo tramite barchette gestite dai
locali che per ogni spostamento ti spennano!!! Spendi due lire per dormire e
una fortuna per spostarti di una spiaggia, ridicolo. Le Pherentians sono due
isolette, la piccola è più backpacker, leggermente più economica e più
festaiola, la grande è più bella, più tranquilla, e un filo più costosa. Detto qusto
si e no dieci euro per un carinissimo bungalow sulla spiaggia, mi sembrano
sempre molto sostenibili (soprattutto in due).
Le pherentians sono famosa meta di Diving, occasione colta, 5
immersioni, comprese due in due relitti, uno dei due (Sugar wrck), famoso dive
spot, relitto stupefacente, un peccato davvero non esser potuti entrare
(tornati a koh tao ho preso la specializzazione per relitti, in maniera da
poter entrare senza problemi, legalmente, quando concesso).
Il diving continua ad esser un’esperienza unica.
Interessante incontro alle Pherentians con Mak, un malese cinese di
Kuala Lumpur. Scambiamo opinioni sulla città, più che altro gli spiego le mie
perplessità, che in parte concorda, ma aggiunge molto. Capisco che, come
sempre, se avessi visitato la città con un locale, l’impatto sarebbe stato
diverso. Mi spiega come KL è da loro considerata una “città del peccato” e come
si spende una piacevole serata al Karaoke in compagnia di ragazze vietnamite…
Mak è una persona interessante un po’ “avvelenata” con il buddhismo,
lui cristiano protestante. Spero di rincontrarlo se dovessi passare da KL, cosa
probabile per il volo in Australia.
Ultima tappa malese è Kota Baru. Città bisfrattata e presa in
considerazione solo per prendere visti per la Thailandia. Causa feste nazionali
siamo costretti a rimanere nella cittadina 4 giorni che ci lasciano il tempo di
scoprire qualcosa in più della cultura locale, di capire ancora di più il
rapporto tra le varie parti di questa nazione: Malesi (generalmente musulmani),
cinesi, indiani. Kota Barhu come tutta la provincia è fortemente musulmana.
Scopriamo uno strepitoso mercato, io vado pazzo per i mercati e Brit lo stesso,
dove spendiamo parte delle nostre giornata scoprendo dolci locali, scattando foto, intraprendendo
interessanti conversazioni. Kota Barhu, che tutti non considerano, o che
considerano come brutta e noiosa cittadina si trasforma in un posto
interessante per noi.
Infine si torna a casa (Koh Tao) con un semplice e comodo treno
notturno, dopo il secondo autostop (brevissimo) da viaggiatore. E’ stato bello
scoprire un’altra parte della Malesia, nazione incantevole a livello naturale,
terribile a livello architettonico. Continuo a pensare che l’architettura
neo-musulmana sia la più brutta che la mente umana possa concepire.
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domenica 26 agosto 2012
Koh Tao, le immersioni e il castello.
Come detto sono tornato in Thailandia.
Questa volta mi fermo a Koh Tao, per un bel po’, intenzionato a
diventare Divemaster, in breve tempo mi rendo conto di voler come minimo
diventare assistente istruttore.
Il tempo scorre veloce, con molte immersioni al giorno in un luogo
bellissimo, Koh Tao, l’isola Tartaruga, immersa nel verde e circondata da
strepitose spiagge.
Per le immersioni non è il massimo che ci sia, ma è comunque molto
bello, ed è perfetto per imparare.
Torno proprio a alla Phoenix, non per altro è definita la Rocknroll
school dell’isola. Secondo alcuni ha una brutta fama… Gli istruttori sono
eccezionali, simpatici, con forti tendenze alcooliche. Scuola famosissima per i
suoi Stress and rescue Course (io ne ho avuta la prova a gennaio) e per i suoi
Snorkle Test.
Lo snorkel test è la “festa” che ti fanno quando diventi Divemaster:
Maschera “bendata”, tubo (snorkel) dove viene inserita una bottiglia a
mo’ di ‘mbuto (e qui parte il nostalgico ricordo di Vulvia…).
E’ un rito che si fa ovunque, solo qui lo fanno particolarmente
pesante.
Prima del Buket (secchiello alcoolico)alla Phoenix vengono versati
shot d’ogni tipo, ho visto anche versare aceto o robacce tipo estratto di
lieviti…
Poi al dunque il Buket, carico di Alcool. Davvero carico di Alcool.
Prima o poi toccherà anche a me.
I giorni scorrono veloci e le immersioni anche. Chumpon Pinnacle,
White Rock, il relitto militare, Sail Rock e il suo camino, Red Rock e la sua
splendida caverna dove sono andato in notturna. Insomma, uno spettacolo. Immersioni
mattutine per la maggior parte (sveglia all 6), alcune pomeridiane ,soprattutto
quando me tocca assistere gli open water e un po’ di notturne, che amo
particolarmente. Sono arrivato fino ad 86 immersioni, record di profondità
36.7. 5. Un po’ tocca anche studiare e infatti passo, dopo un primo tentativo
fallito (un errore di troppo, 6 su 50 domande) l’esame da Dive Guide, primo di
3 per diventare assistente istruttore.
Immergersi è strepitoso, sembra di volare e dopo molte immersioni
prendi una certa confidenza, tanto che a volte non sembra nemmeno di stare in
acqua, ma semplicemente in un'altra realtà che ti toglie il senso dell’orientamento,
ma ti regala emozioni forti, in compagni dei più disparati pesci.
Studio, mi immergo, faccio moltissime immersioni fuori corso, le
cosiddette Fun Dive, dove prendi confidenza, dove giochi con gli amici, dove
vai ti immergi, fotografi, cazzeggi, fai il coglione a più non posso nel
relitto da guerra. Non ci stanchiamo mai. E’ una droga da cui prendo pochissimi
saltuari giorni di pausa.
Tutto questo con mille piccole ferite ai piedi che in quell’acqua
tropicale non guariscono mai.
HO dovuto perfino far intervenire un lieve antibiotico per via di un
infezione sotto un unghia, proprio io che non tocco medicinali se non in fin di
vita.
Tutto questo condito con la vita nel castello.
Il castello. Questa è la mia casa a Koh Tao, divisa con due ragazzi
tedeschi, un dive contro specialist (assistente istruttore) e un istruttore.
Più un terzo istruttore francese, Lolo, ragazzo splendido. Devo dire che anche
Pablo e Lino non sono male, anche se Lino a sempre quel fare un po’ da cazzo
tipico di ragazzi insicuri che le provano tutte per mostrarsi “cool”. Bravi
ragazzi comunque.
Il castello è una ,meraviglia, un vero e proprio colpo di fortuna per
soli 210 euro al mese.
Si auto declina in quattro piani. Ingresso con living room,
terrazzino, Stanza da letto di Don Pablo e bagno e in comune, favoloso. Il
piano di sotto mostra una cucina con roccia naturale e terrazzo in legno. Ogni terrazzo
ha una splendida vista sul mare introdotta da una valle di palme e natura.
Avere una cucina qui ti cambia la vita, non si può vivere di Noodle e fried
rice e fortunatamente trovo pelati Cirio e pasta italiana decente. Mi son fatto
anche arrivare una moka dall’Italia…
Primo Piano: salone, in teoria la mia camera con altro balcone e due
camere, quella di Lolo, che negli ultimi 15 giorni diventerà la mia e quella di
Lino, la più bella, con bagno in camera.
Ultimo piano da oscar, il quid assoluto di questa casa e uno dei
luoghi più festaioli dell’isola, che mi ha reso RE di Koh Tao per un po’ e che
ha mietuto molte vittime in perfetto Italian Style. Parliamo di uno splendido
terrazzo, grande, con tre amache, un piccolo barbeque che ha cotto veramente di
tutto e… una Jacuzzi. Ok la Jacuzzi non è stata mai utilizzata perché l’acqua
scarseggia e perché comunque ci vorrebbero due ore per riempirla, però è
magnifica, fa scena, tanta scena. La notte qui è magnifica, i cieli stellati,
le lune complici hanno condito meravigliose notti, tra musica, sesso, amici,
sempre con una splendida aria di Jamaica nonostante siamo in Asia. Molte sono
le notti spese a dormire sull’amache invece che nel letto.
Devo dire che è l’abitazione più bella di tutta la mia vita, senza dubbio.
Ogni tanto dopo qualche fetsta capitava che degli amici rimanessero li
a dormire, era un sogno. Durato due mesi tondi.
Due mesi di diving, di giocoleria col fuoco tra terrazzo e spiaggia,
di birre a ogni ora. Due mesi di Ron, Kyle, Joey, Ismael, Israel, Jeremy, Jey,
F, Kim, Ella…
Il Castello mi mancherà per sempre, rendeva la sveglia alle 6 di
mattina leggera, perché svegliarsi con quel leggerissimo venticello, quella
luce tenue e quella vista spettacolare non era mai difficile, soprattutto
perché sapevi che in nemmeno un ora mi sarei trovato ancora sott’acqua a meno
dieci, meno venti, meno trenta metri con non più di un tank carico a 200 bar
d’aria compressa.
Nel mentre, in questo splendido mentre di vita eccezionale, condita
anche devo dire di un po’ di lavoro visto che il progetto con Jacques in
Myanmar sta dando i suoi benedetti ricchi frutti ( è arrivata la lettera del
Senatore Australiano Bob Carr che richiede la nostra mostra nella casa del
parlamento a Canberra), dicevo nel mentre t’ho intrato un’ennesima splendida
ragazza. Un’altra testa matta, 23 anno New Orleans. Doveva fare pochi giorni e
poi ha deciso di diventare divemaster e di innamorarsi di me. E devo essere
sincero, nonostante abbia provato a fare resistenza, ci sono caduto anche io. Incontrata
in barca durante il suo corso Advance è stata subito invitata ad una delle
festa nel castello che si sarebbero tenute quella sera. Pensavo, ecco un’altra
delle vittime del castello. Lei appena entra nel castello rimane, come tutti a
bocca aperta ed io con fare gentile e andamento dell’italiano all’estero le
chiedo che muscaa le piacerebbe ascoltare, ignorando ogni altra richiesta, lei
un po’ desolata, senza speranza dice: “Purtoppo a me piace solo roba vecchia,
molto vecchia”. A me che generalmente, parlando di musica, dico che amo solo
gente morta, non mi pare vero, io che vivo di Rocknroll e vecchio blues le
domando se un blues d’annata come Robert Johnson le possa piacere… Lei ride
contenta e già abbiamo capito tutto. Proprio tutto. Talmente tutto che dopo
circa un ora, in ginocchio davanti a tutti le chiedo semplicemente di sposarmi.
Perché Las Vegas è sempre lì, io non mi arrendo, una donna rock da portarci
quando sarà il momento della tappa negli states la trovo. Beh l’ultima volta la
mia proposta fu al secondo giorno, ho battuto il mio record. Questa volta però
lei non risponde, ride e basta, probabilmente pensando che io scherzi… Tutto
d’altronde è scherzo, è gioco. Tutto è verità. Soprattutto il rocknroll. Ecco
che mi ti ritrovo senza volerlo assolutamente con un'altra splendida compagna
di viaggio a condividere dopo pochi giorni una delle stanze del castello,
quella lasciata libera da Lolo che si è rotto il cazzo di stare senz’acqua ogni
due per tre. Decidiamo di fare anche una capatina in Malesia, non sia mai che
mi fermi troppo tempo in un luogo…
Ci immergiamo insieme, condividiamo così tanto che non mi pare vero
possa essere una mia donna e non il mio migliore amico. Si suona insieme
(Addirittura si compone), si balla (salsa principalmente) continuamente
(Jacques sarà felicissimo dei miei progressi), ci si immerge in notturna, si fa
l’amore sotto una costante luna un po’ stalker, si sogna e ci si prende in
giro.
Cerchiamo di non correre troppo (no? Ma le ho chiesto di sposarmi dopo
poche ore, dopo una settimana vive con me, come cazzo me ne esco con non
corriamo? Sempre il solito, non imparo mai).
Ecco quindi che mi ritrovo con la visa all’ultimo giorno utile pronto
per lasciare per un paio di
settimane la Thailandia andando a cercare un amico che non vedo da troppo, con
un nuovo rocknroll dream per la mano, il desiderio di immergermi ancora in
altri posti cercando nuovi relitti e nuovi squali. Che Dio ce la mandi bona
pure sta volta…
P.S.
Il viaggio per la Malesia inizia con 8 ore di nave in notturna, senza
posto letto, in prua, sotto la nostra luna e travolti costantemente dalle onde,
tutta la notte (tanto che decido di mettermi direttamente la muta, almeno si
sta un po’ più caldi).
mercoledì 25 luglio 2012
Missing Brisbane... Sometimes
These are a couple of friend in Brissie. I miss some
of them, I've to be honest, like I miss Wes End and its soul.
Qui ci sono un po' di amici di Brisbane. Alcuni, devo dire,
mi mancano. Così come mi manca West En e la sua anima.
lunedì 9 luglio 2012
Koh Tao, Divemaster Training. Il video della caverna.
Che succede? Succede che come promesso sono tornato in Thailandia. Koh Tao, per fare il DMT.
Corso professionale per Divemaster.
Quindi per un po' si tramuterà in un blog principalmente orientato al diving...
D'altronde questa è la mia avventura per ora, qualche mesetto per diventare un profesionista delle immersioni. Sono arrivato oggi a 45. Due notturne Due deep Diving. Un po' di studio della fotografia sott'acqua. Intanto eccovi un video: la mia prima caverna (-20 m) in notturna. Meravigliosa, anche se i lvideo mi ricorda The Blair With Project.
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sabato 16 giugno 2012
Ecco fatto. Pure il Myanmar è andato....
Per via della connessione estremamente scadente posso solamente ora
riassumere questo viaggio e lavoro in questa splendida terra.
Il viaggio parte da una spettacolare stazione degli autobus, una cosa
mai vista. La stazione è una cittadina/stazione. Nel senso che è l’unica
stazione di tutta la città con autobus diretti in tutta la nazione, tutto il
paese ed è cresciuta a dismisura. Al suo interno negozietti locali, case, e
centinai di bus. Letteralmente è un girone dell’inferno, un caos che dura più o
meno ventiquattro ore al giorno. Chiamarla stazione infatti è ridicolo perché è
più grande di alcuni villaggi qui in Birmania. E’ stata un’esperienza
fortissima entrare, mancava solo Caronte e lo Stige, visto che comunque Satana non si fa vedere nemmeno giù
all’inferno.
Per arrivare a Bagan le ore son state circa dieci, viaggio abbastanza
confortevole devo dire e il posto, Bagan appunto, è incredibile, un piccolo
villaggio circondato da circa 2500 templi (erano oltre 4500 ma col tempo e con
un recente terremoto tantissimi sono stati demoliti). C’è un magia qui intorno,
il tempo è stato bellissimo, sempre sole, caldo e nuove amicizie (tre belle
ragazze belghe, Pauline, Vicotria e Gaelle, in viaggio da un anno intorno al
mondo con un interessante progetto sulle imprese giovanili, se siete
interessati raggiungete il sito Goyoung.com).
Questa settimana sarà una pausa dal lavoro della capitale, il team
Jacques, Jimi, Annie ha funzionato alla grande, Annie ci lascerà qui per
tornare giù a Yangon il 9 poi volerà a Brisbane, ci rincontreremo a settembre
probabilmente, con la promessa da parte di mia di una spettacolare
carbonara!!!!
Inle Lake, seconda tappa di questo piccolo giro
intralavorativo è per me una vera e propria goduria, l’ho addirittura preferito
alla magia di Bagan. Un grande Lago con mercati tutt’attorno dove si possono
incontrare diversi gruppi etnici. I famosi pescatori di Inle lake a cui anche
Luis Vuitton ha dedicato anni a dietro una splendida serie di fotografie per la
sua pubblicità. Fotografare questi pescatori era uno dei miei obiettivi
principali, raggiunto con successo e una di queste foto è pubblicata sul mio
blog fotografico. Un’intera giornata in barca, al sole, ci siano quasi
ustionati, per mercati, templi, villaggi. Superlativo, davvero. Questo in
compagnia di Totsi (Salvo, un palermitano che si fa chamare così) e Akita,
giapponese, la sua ragazza molto carina, sono i viaggiatori più low cost che
abbia mai conosciuto, roba da 250 dollari al mese. Passeggiare nei marcati e
incontrare il vero Myanmar è incantevole. Questo è un posto che cambierà
radicalmente con il cambiamento del paese, ma d’altronde il cambiamento serve,
la gente merita più libertà e la nazione necessità un contatto ocn l’esterno,
il prezzo da apgare sarà ovviamente la perdita di una parte di tutto questo,
sperando, nel profondo del cuore che venga preservato il più possibile.
Mi rattrista il fatto che posso vedere solo questo del Myanmar, il
lavoro chiama e siamo qui per questo, ma va bene, non ci lamentiamo, si può
sempre tornare e essere qui comunque è un privilegio. I birmani anche qui
dimostrano di essere un fantastico popolo socievole e ospitale, adorabili,
simpatici e sempre pronti a scambiare due chiacchiere nonostante l’importante
barriera linguistica e nonostante bisogna abituarsi a bocche e denti abbastanza
dure da affrontare. A parte i denti che sembrano negli uomini, gettati a caso
in bocca, hanno l’abitudine di masticare continuamente un qualcosa che è
composto da foglia, della polvere di calcio e un frutto secco, sembra essere
molto gustoso, il problema è che tinge la saliva di rosso sangue e con il tempo
macchia denti e labbra in maniera molto forte, il che garantisce fotografie ad
effetto, ma distrugge totalmente i denti. Purtoppo poi l’abitudine vuole che
ogni tot minuti sputino in terra questo finto sangue e si vedono un po’ ovunque
queste macchie, strade, muri marciapiedi, sportelli delle macchine. E’ un po’
disgustoso lo ammetta, ma col tempo sono convinto che cambierà. Capiranno anche
loro.
Torniamo a Yangon sia fisicamente che nel racconto (fisicamente il
viaggio durerà 12 ore e mezza e sarà molto poco confortevole, visti sedili così
stretti che non ci entravamo con le spalle e visto che sia Jacques che io non
siamo esili di spalle…).
Lo Yangon Heritage Trust è l’associazione creato da Sonny Thein e
Thant Myint-U (quest’ultimo insegnante ad Harvard) per la salvaguardia degli
edifici coloniali del paese. Lo Yht, quindi, ha organizzato una grande
conferenza per il 1 Giugno alla Strand Hotel, dove sono intervenuti la
maggioranza degli ambasciatori qui in città, più dal resto del mondo delegati
Unesco, rappresentanti di associazioni simili in altre città, una delegazione
delle UN, grandi investitori asiatici.
Grazie ai contatti recuperati e al lavoro fotografico svolto, ci è stato
chiesto di fare una piccola esposizione durante la conferenza e una proiezione delle
nostre foto. La conferenza ha avuto esito positivo, raggiungendo discreti
obiettivi come lo stop della demolizione di venti edifici e la nostra mostra ha
avuto un successo davvero non immaginato. Da qui nasce ora un nuovo progetto
dedicato a questo, importanti contatti ci hanno chiamato per portare la mostra
in giro. Insomma una soddisfazione senza precedenti, un lavoro splendido per
uno splendido paese che ci ha trattato bene e addirittura ringraziato per il
lavoro svolto. Oltretutto essere qui in un momento storico così importante,
dove un profondo cambiamento sta accadendo è un privilegio, siamo abbiamo
visitato il palazzo e la stanza dove il generale, eroe nazionale e padre di
Aung San Suu Kyi (credo si scriva così) è stato assassinato. A dire il vero,
l’onore è esser stato il primo reporter dopo 60 anni a scattare foto in quella
stanza.
Insomma tutto alla grandissima a conferma che con tenacia, pazienza e
tanto forza di volontà si può davvero ottenere tutto.
Questi ultimi due giorni saranno carichi di incontri per
l’organizzazione delle prossime mostre e poi via verso Bangkok, ma anche la
Birmania, o Myanmar mi rivedrà prima o dopo le elezioni del 2015, quando “The
Lady” sarà finalmente presidente.
Ritirato il il visto in ambasciata Thai sono pronti verso due mesi di
immersioni a Koh Tao sempre sul chi va la, pronti a partire alla prima mostra o
lavoro da affrontare.
Scrivo effettivamente da Bangkok, è il 16 Giugno 2012, una data
storica per la democrazia nel mondo: oggi “La signora Di Yangon” ha, dopo 21
anni, ritirato il premio nobel per la Pace a Oslo. E’ un bellissimo mondo di
merda che ogni tanto ci regala belle speranze.
sabato 2 giugno 2012
Myanmar
Myanmar, o Birmania come si chiamava una volta e come ancora la chiamano
i suoi cittadini.
Yangon, la sua capitale. Una città bellissima, dal mio punto di vista,
e con delle potenzialità strepitose. Ricchissima di palazzi coloniali che ti
lasciano di stucco, la pagoda più grande dell’asia, d’oro, nella quale si
trovano alcune reliquie (capelli) del Buddha. Gente ospitale, cordiale, nella
maggioranza. Una città con un’anima fortissima, un’identità spiccata.
Sono rimasto davvero impresso e credo proprio questa sia la città che
mi è piaciuta di più qui nel sudest asiatico.
Avevo in mente di venire qui già da tempo, d’altronde sto facendo
piano piano tutto il sudest asiatico e non potevo certo saltare questa esotica
e accattivante nazione, ricca di storia, di magnifici rubini e giade, di
persone dai volti sempre dipinti. Ciò che alla fine mi ha portato qui è invece
il lavoro, al fotografia. Jacques ed io, insieme ad una giornalista dell’ABC, Annie. (la più grande radio australiana) siamo impegnati nel fotografare gli edifici
coloniali in rovina di tutta la città, per conto dell’ YHT (Yangon Heritage
Trust). Dapprima era solo una collaborazione, una mano che volevamo dare ad un
bel progetto. Dopo il primo giorno abbiamo mostrato le prime foto ed è stato
talmente un successo che ci è stato chiesto di esporre alla grande conferenza che
si terrà Venerdì primo Luglio, organizzata dall’ YHT e a cui parteciperanno
oltre cento invitati compresi il sindaco di Yangon, alcuni storici, architetti
di diverse parti del mondo, una delegazione delle Nazioni unite e niente popò
di meno che il vicepresidente dell’UNESCO. Si rivela quindi, per ora, il lavoro
della vita, la mia (nostra) prima esposizione a livello internazionale a cui
seguirà una’altra a Brisbane al museo della fotografia del Queensland, tra
qualche mese, se tutto continuerà ad andare secondo i piani (a dire il vero sta
andando tutto ben oltre ciò che speravamo).
Il lavoro è stato duro poiché ci siamo ritrovati a lavorare in mezzo
ad una disorganizzazione che ricorda i gironi infernali, affrontando anche un
paio di tentativi di boicottaggio da chi non ci vede di buon occhio (non si sa
perché visto che siamo davvero qui per dare una mano, ottenendo in cambio non
denaro, per ora, ma grandissima visibilità). Abbiamo combattuto con una pioggia
battente per due giorni intorno la città, tra traffico fortissimo, caos, caldo
tropicale, umidità costante che appanna le lenti. Insomma, situazioni al
limite, ma ce l’abbiamo fatta, abbiamo prodotto fotografie altamente che stanno
riscuotendo un successo che ci inorgoglisce innanzitutto e ci da la carica per
continuare a credere nei nostri progetti e sogni.
Arrabbiatissimo e abbattuto per ciò che sta succedendo in Siria, cerco
di tirarmi su girando la città per lavoro e per respirarla e rubare ritratti,
incontrare persone, scambiare opinioni. La prima cosa che noto è
l’abbigliamento degli uomini: praticamente tutti indossano un pareo, che
localmente viene chiamato Longi (subito acquistato uno per seguire la mia
collezione dopo il bellissimo Sarong Balinese), abbinato sempre con una
camicia, rarissimo vedere un uomo in maglietta. Pittoresco è anche il “Tanaka”
una sorta di crema vegetale con cui si impiastrano la faccia (alcuni solo le
guance) e che in teoria serve per ripararsi dal sole (ma la usano anche di
notte) e per rendere la pelle più sofficie, inutile dire che è bellissima a
vedersi, ma è totalmente inutile. Chilometri e chilometri a piedi, il primo
giorno almeno dodici, tra palazzi, smog abbastanza elevato e questa umidità che
rende difficile anche il semplice respirare. Incontriamo Sonny Thien uno uno
dei responsabili dello YHT, una persona squisita. Incontriamo la moglie,
tedesca trasferitasi qui tredici anni or sono, orgogliosa della missione del
marito. Incontriamo tanta gente.
La città ci tratta bene, tranne qualche stronzo, ma si sa, quelli si
trovano in ogni tempo ed ad ogni latitudine. Bisonga solo stare attenti a
camminare, perché la città è piena di pericolossissime e profonde buche
ovunque, spezzarsi una gamba è un attimo se non si fa sempre attenzione a dove
si mettono i piedi. Loro sembrano essere davvero abituati, loro che non hanno
cognome, come gli indonesiani, dicono non serve, le famiglie qui sono molto
unite.
Questione di cultura.
Si dorme poco perché si lavora tanto, ma va bene così, tutto è molto
eccitante, l’unico neo è che per via della stagione delle piogge praticamente
la maggior parte dei luoghi non sono accessibili, staimo organizzando un
piccolo viaggio verso nord, ma a quanto pare, le condizioni delle strade sono
così povere, che anche con ottimi autobus, un percorso di cinque o sei ore si
tramuterà a quanto pare in un lunghissimo viaggio di quattordici ore, che
segnerà i lmio record assoltuo per un viaggio in pullman, sperando ne varrà la
pena.
Altro piccolo problema è i ldenaro. Qui devi venire con i soldi in
tasca, non c’è possibilità di ritirare denaro, non c’è possibilità di avere un
bonifico bancario, non esistono WESTERN UNION o altri ufficili di trasfermianto
denaro. In oltre i soldi devono essere Dollari Americani, in perfette
condizioni e datate post 2006, in più è difficile cambiare se i biglietti non
sono da 100 USD. Un po’ di grane quindi, ma va bene, il posto merita.
Sono andato anche alla ricerca di alcuni rubini, i famosi rubini
Birmani sangue di piccione, favolosi, il problema è solo la limitata disponibilità
di denaro. Quindi eventuali acquisti si faranno gli ultimi giorni, prima del
nuovo ingresso a Bangkok.
Per seguire il blog, in inglese, del nostro viaggio, con interviste e tutto il resto clicca qui:
mercoledì 30 maggio 2012
A presto Brissy, vado in Birmania, ma prima si passa da Singapore...
24 maggio
Ecco che si riparte.
E’ dura, è sempre dura, ma questa votla più che mai.
Innamorato dell'Australia senza averla nemmeno vista(tranne sunshine cosast, gold coast e Byron Bay) me ne vado lasciando un pezzo di cuore. Lascio un gruppo di amici a cui mi sono affezionato e una città che mi ha accolta bene e che mi è piaciuta nella suo scandire il tempo lentamente, tra cene, bevute e attese notturne dell’autobus.
Lascio qui la mia Polly, ed è la ferita più profonda. Le strade si erano separate da tempo, ma abbiamo deciso di proseguire sin qui, dall’altro capo del mondo e poi ognuno per la sua strada, tenendoci in contatto grazie ad un mondo tecnologico. Me ne vado con le lacrime con un bel po’ di dolore, ricordando questa Brisbane e due gite una sulla Sunshine Coast , una a Byron Bay con degli amici. Oggi Singapore e dopodomani Myanmar per un grande reportage. Jacques mi raggiungerà direttamente li, dopodomani.
Come ogni volta che parto, ogni singola volta, mi assale un po’ di depressione, di dubbi, quel fil odi sconforto. E’ parte di me e un conto era consolarlo e scaldarlo con la mia piccola, un colnto sarà farci i conti da solo, come in passato. Tornerò, magari più in la. Magari prima di quello che penso non so, qui ogni volta cambia tutto… Però torno Brisbane, sono sempre stato di parola. Qui salutiamo un sacco di amici tra Alex, Indigo, Adrian, Marie, Hamza, Pauline. Insomma è sempre una sofferenza, coem aveva ragione quello che diceva… Partire è un po’ morire…
Che dire di Singapore… E’ stata un vera e propria toccata e fuga. Dovendo volare in Myanmar ho scelto di fare tappa qui, un po’ per curiosità, un po’ per aggiungere un'altra nazione alla lista e con questa siamo a 35, ancora pochi, un po’ per fare qualche foto a qualche pazzesco grattacielo.
I grattacieli di Singapore non sono altissimi, intendo a livello da record, ma sono cmq impressionanti. La marina, ovvero più o meno il centro città è davvero impressionante nella sua architettura, sto notando un po’ ovunque un ritorno al brutalismo che mi piace tanto. Più di tutti qui mi ha colpito quello che viene chiamato il Marina sand sky. Questi tre grattacieli, non altissimi uniti da un immensa arca appoggiata sul tetto di questi. Impressionante è dir poco, non sono salito perché si può stare solo in punta e non si può usare il treppiedi per la macchina, ho glissato e quindi alla fine ho evitato, tanto ciò che mi interessa è avere splendide foto del palazzo, più che della vita di Singapore di cui ho goduto comunque la sera seguente da un altro grattacielo ugualmente alto. Altri incontri di couchsurfing…
La mia Singapore è stata un bel po’ di chilometri per tutto il centro e Little India. Devo dire che a parte la Marina, la città non mi piace molto, è troppo Kuala Lumpur, anche se estremamente più pulita e i taxi costano forse anche meno di Hong Kong. La cosa che mi piace meno di questa città è l’odore, un odore particolare a cui non sono molto abituato e che ho trovato sgradevole e costante, eccetto nel centro.
Singapore va vista, se passate di qua, sicuramente, ma a meno che non siate malati di architettura moderna, sconsiglio vivamente di organizzare un viaggio solo per venire qui. D’altro canto, se siete da questa parti, l’idea potrebbe stuzzicarvi.
In aeroporto altro coltellino multiuso sequestrato, il secondo. Il 14 giugno volo a Bangkok e comprerò sicuramente un altro coltellino, ma la speranza grande, ma difficile, è i ritrovare il magnifico anello con teschio comprato verso la fine dell’anno scorso e perso il giorno del mio compleanno.
Ciao Ciao Singapore, è molto difficile che ci rincontreremo ancora, ma nella vita non si sa mai…
venerdì 25 maggio 2012
LA LEGGENDA DI BENIAMINO DOLLI
CE L'HO FATTAAAAAA!
Il mio primo romanzo (non di viaggio) è ordinabile da laFeltrinelli.
Oppure cliccando sull'immagine a destra se lo volete ordinare on line.
Ho esagerato, c'è anche l'eBook, per gli amanti del Kindle!!!!!
sabato 5 maggio 2012
lunedì 23 aprile 2012
Il popolo che si lamenta su facebook.
Questo è un post che condivido a grandi linee. Lo posto, perché cmq parla di qualcosa ceh accade molto durante queto mio viaggio. Discussioni e lamentela sulla nostra situaizone italiana. Un mio inutile, ma liberatorio, video linkato sulla condizione degli italiani che vorrebbero, ma non fanno. Quindi, continuano a non fare. Facendosi rubare tutto.
vodka e ghiaccio a colazione
sabato 21 aprile 2012
martedì 17 aprile 2012
sabato 14 aprile 2012
Magnifica Australia
Ormai l'amicizia con Jacques è diventata vera. Seria. Pazzesco come si possa avere un amicizia così con un uomo che ha il doppio della tua età. Un uomo che rispetti molto, ma con il quale riesci comunque ad avere un rapporto d'amicizia paritario. Jacques è una grande persona, così come la moglie. Sono separati, ma hanno un ottimo rapporto, anche lei è una persona squisita, donna intelligentissima ed interessantissima, tra l'altro pittrice di respiro internazionale. Sono diventato amico, ottimo amico, anche della figlia più grande, Pauline, che manco a dirlo è una cantante. Canta in due gruppi. Mzaza e Daisy may, li potete trovare su you tube, eccezionale. Una famiglia davvero vincente.
Sono stato in visita nella famosa Sunshine coast, ospite nella villa di Jacques, che ora ufficialmente è casa di Christine, la moglie. C'era anche la figlia più piccola, Pamela, che come la madre parla anche italiano. Lei studia moda. C'è un legame con ogni componente di questa famiglia, una cosa pazzesca. Bellissimo.
La sunshine coast molto bella, grandi spiagge, un sole che sembra non cessare mai. Tornerò presto per un immersione al relitto che è a pochi chilometri dalla costa e dicono essere straordinario. Purtoppo niente bagno nello splendido mare, per ora, faceva un po' freddino, d'altronde è pieno autunno...
L'Australia mi rapisce sempre di più, per la gente soprattutto. L'unico problema è rappresentato dalla moltitudine di regole a cui bisogna far fronte. Qui ad esempio non si può litigare senza correre il rischio di esser denunciati: In teoria è illegale anche un semplice insulto, figuriamoci... Ci farò comunque l'abitudine, ne vale la pena perché comunque, così facendo, funziona tutto.
Fantastica Australia.
Ieri Pauline mi ha portato ad una festa a Bardon, una quartiere di Brisbane est. Non credo di aver mai visto una location così figa per una festa. Forse anche la festa è stata tra le più belle e riuscite a cui o mai partecipato. Gente mascherata, alcool a volontà: E' stato costruito un bar in legno, con enormi boccioni pieni d'alcool a cui erano collegati tubi per versare direttamente nel bicchiere. Per terra fieno ovunque. Fieno? Perché fieno (ho domandato)? Beh, perché no? Giusto, perché no... Fuori la gabbi per le galline, vuota, perché le galline sono state mangiate dalle volpi. Pieno di gente. C'era anche qualche anziano in maschera. Quasi tutti australiani, ma in linea con il posto anche molti francesi, irlandesi e un po' di tutto. Solo un italiano, il sottoscritto, con un bel mal di testa. Il mal di testa non mi ha rovinato la festa, perché era troppo bella per esser rovinata. Troppo divertente, con una band che ha suonato del rock... Che ve lo dico a fare. Nemmeno se la avesi disegnata io avrei potuto ottenere una festa così. Grazie a Pauline e di conseguenza ancora una volta, grazie a Jacques.
Tornando a casa, mentre attendevo l'autobus ad un ora estremamente inoltrata nella notte un ragazzo in skate si ferma accanto a me, con una pizza calda e mi chiede se ne voglio un pezzo. Un angelo. Questo posto è incredibile. Un pezzo di pizza dopo litri di alcool, in mezzo alla strada nel cuore della notte, come avere un regalo migliore? Invece c'è un regalo migliore, eccolo qua: Oggi mi hanno regalato un Iphone, perché? Perché ne avevo bisogno e ce n'era uno in più non utilizzato. Che problema c'è? Questa è l'Australia.
Se sei propositivo, se ti mostri amico delle persone che ti sono intorno, se sorridi invece di lamentarti, l'Australia si mostrerà a te come un posto che sembra da film. Un posto dove la gente è brava, buona, generosa, gentile anche se tu sei ancora un po' stronzo e prevenuto, però già sorridi.
Questo è il segreto: Sorridi e i tuoi sorrisi verranno ricambiati.
domenica 8 aprile 2012
Dalla Thailandia all'Australia
Il 3 Marzo rientro in Thailandia. Terza volta, questa sarà solo per quindici giorni perché il regno ti concede un mese senza visto se entri via aria, quindici giorni via terra.
Chang Rai per cominciare. Una città che non mi aspettavo, io m’aspettavo poco più d’un paese. Quindi rimango un po’ deluso perché di fare trekking e visitare eventuali cascate ora davvero non ne ho voglia, ancor meno Polly, quindi ci fermiamo solo due giorni dove ci raggiunge Riccardo, vecchia conoscenza di Miami. Ci rincontriamo dopo due anni più o meno esatti e decidiamo di proseguire verso Pai. Il posto che attendo di più di tutta questa parte della Thailandia. Me ne sono innamorato, grazie ai discorsi di viaggiatori che ne sono rimasti incontrati quando ero a Don Det, in quel locale che si chiama Pai in Lao.
Chang Rai per cominciare. Una città che non mi aspettavo, io m’aspettavo poco più d’un paese. Quindi rimango un po’ deluso perché di fare trekking e visitare eventuali cascate ora davvero non ne ho voglia, ancor meno Polly, quindi ci fermiamo solo due giorni dove ci raggiunge Riccardo, vecchia conoscenza di Miami. Ci rincontriamo dopo due anni più o meno esatti e decidiamo di proseguire verso Pai. Il posto che attendo di più di tutta questa parte della Thailandia. Me ne sono innamorato, grazie ai discorsi di viaggiatori che ne sono rimasti incontrati quando ero a Don Det, in quel locale che si chiama Pai in Lao.
Immancabile a Chang Rai è il White Temple. Un complesso Wat, tempio
buddhista, completamente bianco, estremamente arzigogolato nella sua
composizione in puro stile thailandese. L’impatto con tutto questo bianco è
forte e bellissimo. Moderno e incantevole, una vera opera d’arte contemporanea
lascia spazio a un paio di centinaia di mani in gesso che escono dal suolo,
come fossero di dannati all’inferno, introno all’ingresso del tempio. L’interno
è paradossale. Sui muri è quasi finito un grande murales stile fumetto che
credo voglia raccontare la vita attuale dell’umanità tramite la produzione holliwoodiana
e giapponese. Un grande dipinto quindi, nel tempio, racchiude le torri gemelle
in fiamme e doraemond. Neo di The Matrix e Sailor moon; Terminator, Osama Bin
Laden, Alien, Batman e tanta altra roba che proprio non t’aspetti in un tempio.
Rimango piacevolmente impressionato. Vale per tutti e tre, Riccardo, Polly ed
io. Il ritorno in albergo è frutto di un piacevole autostop, un pick up nero si
ferma e ci accompagna, per quello che almeno ufficialmente è il primo autostop
del viaggio. Sento che devo farne altri.
Pai è incantevole. Pai è piacevole ed è vero quello che si dice, è
facile rimanere bloccati qui, una ragazza che abbiamo conosciuto è ferma già da
un anno, in un posto che effettivamente non ha nulla di sensazionale. C’è un Canyon,
il Black Canyon, nulla di speciale purtroppo, anche se ho visto gente parlarne
in maniera entusiasta… bah! ci sono delle hotspring (più o meno le nostre
terme), belle, rilassanti, c’è da fare passeggiate, si sono cascate vicino.
Insomma un bel posto, ma non particolarmente affascinante, è l’aria che si respira
qui che è differente. Qui si sta bene, ma bene sul serio, ti potresti fermare a
lungo senza far nulla, è un po’ la sensazione che ho provato a Gili Air e a Don
Det, con l’unica differenza che qui manca l’acuqa, mare o fiume e dopo un po’
io do di matto. Abbiam praticamente bruciato la nostra “wild card”, i nostri
giorni a disposizione qui, piacevolmente, tra passeggiate, the allo zenzero e
nuovi amici e vecchi… Altra splendida sorpresa rincontrare Dror, lasciato a
Thakek. Questa volta in compagnia della ragazza.
Proviamo il non troppo lontano Mae Hong song, che non ci stupisce per
il fatto che è iniziata la stagione in cui si bruciano tutte le foglie, da qui
al nord del Laos. Ed è una nebbia senza fine che avvolge il giorno e la notte e
per quasi un mese non si vedrà nulla, la situazione è più tranquilla, intendo
meno nebbiosa, in posti come Pai, forse perché più aperti, ma qui è davvero
impossibile. Arriviamo in giornata e si dorme; il mattino seguente, Riccardo ed
io affittiamo il motorino e partiamo subito per uno dei villaggi Karen, dove si
trovano i longneck, le donne dal collo allungato per via degli anelli estensori
che le fanno assomigliare a donne giraffa. E’ una tradizione che in vero si
stava perdendo, infatti nei villaggi non sono molte le donne che portano questa
decorazione, qualcuna più anziana e qualcuna giovane. Questo perché il turismo
esploso negli ultimi anni nella zona ha spesso richiesto la visita di questi
villaggi. Quindi è possibile andare facilmente in uno dei tre villaggi Karen,
ma bisogna pagare un biglietto d’ingresso per non vedere assolutamente la vita
del villaggio, bensì una serie di bancarelle per turisti e lì c’è qualche donna
dal collo lungo. Turistico appunto, per me va bene perché mi servivano solo
qualche foto ritratto di costoro, ammetto che aver avuto anche un piccolo
reportage all’interno del villaggio sarebbe stato ancor più interessante, ma
non è possibile, un reportage di un posto così turistico non ha senso di
esistere. Il turismo in questo caso non ha rovinato il posto, perché il
villaggio stesso si è evoluto ben prima del crescente turismo, ma bensì ha almeno salvato una tradizione, un
costume che si stava perdendo.
Nel tragitto verso Bangkok, dove lasceremo per un bel po’ la
Thailandia, ci fermiamo a Chang Rai, giusto due giorni, una notte. Un’occhiata
in giro, ma come dicevo, non essendo interessati al momento al trekking, siamo
pienamente soddisfatti di questa decisione. Giù a Bangkok, per terminare alcune
faccende, comprare poche cose, ritirate il pacco lasciato in custodia,
riabbracciare la mia chitarraccia da viaggio: E’ stata la prova definitiva, mai
più in viaggio senza chitarra.
La Thailandia è un paese in cui tornerò ancora, per vedere un altro
po’ e per terminare, credo, il percorso che mi farà diventare divemaster, aprendo altre porte nel
corridoio della mia vita.
Questo nazione, questo regno, è di un’accoglienza senza limiti.
Abbraccia tutti: “Benvenuti”, sembra dire a qualsiasi volto metta piede sulla
sua terra, “Rispettate la mia tradizione, i miei cittadini, anche se talvolta
possono essere… Particolari. Vivete come volete e qui potreste essere voi
stessi e potrete scandire il vostro
tempo a piacimento, senza tutte quelle regole, quei dogmi che vi hanno
cucito addosso.”
Dopo un viaggio aereo di due ore per Kuala Lumpur, dove dormiamo 8 ore in aeroporto e poi altre 8 di volo per Brisbane, finalmente abbracciamo la non tanto voluta terra dei canguri.
Brisbane. Una città che cresce da diversi anni il 5% l'anno, vuol dire che se sei venuto 7 o 8 anni fa, nonostante tu abbia visto la maggior parte della sua struttura (ponti, fiume, palazzi), hai oggi di fronte un'altra città, soprattutto per quanto riguarda la vita.
L'impatto più forte è quello economico, qui la vita costa più che in Europa (ma almeno si guadagna circa il triplo). Appena scesi tra metro che ci porta in città a autobus ci partono 40 dollari e ci prende un infarto, noi con 30 ci facevamo un'abbondante giornata con tanto di notte e pasti e alcool.
Ospiti di un couchsurfer di quasi sessant'anni, Jacques, che ne dimostra dieci in meno fisicamente e non più della mia età di testa: Si diventa subito amici. Jacques è un buon fotografo e dopo poco collaboreremo un po' insieme scambiandoci trucchi del mestiere. La storia di Jacques è favolosa, ma sua privata, non sto qui a raccontarla, è solo un uomo che nella vita ha fatto tantissimo, campione di volo acrobatico, fotografo, ha una sua piccola azienda. Un uomo dalle molteplici capacità, davvero affascinante.
Le prime tre settimane a Brisbane sono abbastanza piatte, perché la città va conosciuta, è in espansione, non ancora "pronta", ma interessante e con il clima perfetto pe vivere. Non c'è l'inverno, nel senso che in pieno inverno la temperatura, nel momento più freddo, di giorno difficilmente scende sotto i venti gradi, e parliamo di un lasso temporale davvero breve. Il loro autunno ha la temperatura della nostra primavera più calda. E' magnifico, è veramente vicino al mare, più o meno come Roma, ma qui vicino hai tutta la Gold coast, che andrò a vedere a breve, forse proprio domani (pasquetta).
So che la città che mi piacerebbe di più, almeno per ora è Melbourne, la città dell'arte, ma inconcepibile a livello atmosferico, quattro stagioni in un giorno, dicono, per equivale all'inferno, quindi sarò sol ospite per non più di una settimana, più in la. Ho scelto Brisbane per al prospettiva, per il clima e per la vicinanza alla Gold Coast, a Byron Bay. Intanto per questi 3 mesi, che non passerò tutti qui, abbiamo affittato una stanza in una splendida villa con giardino. Zona residenziale, noi abbiamo cercato qualcosa di più centrale, ma con scarso successo. Vediamo un po' cosa ha da raccontarmi questa terra di koala, surfer e canguri. By the way, la carne di canguro è davvero buona.
martedì 20 marzo 2012
Altri video ricordo del laos
La mia esibizione sulla zip line in quel di Vang Vieng
sabato 17 marzo 2012
Condivisioni
Dal simpaticissimo Blog... Vodka e Ghiaccio a colazione..
Un abbraccio a Dalila.
http://vodkaeghiaccioacolazione.blogspot.com/2012/03/turisti-per-caso-no-viaggiatori-per.html?showComment=1331960872057#c3937200220864737875
Un abbraccio a Dalila.
http://vodkaeghiaccioacolazione.blogspot.com/2012/03/turisti-per-caso-no-viaggiatori-per.html?showComment=1331960872057#c3937200220864737875
mercoledì 7 marzo 2012
Video memories del Laos
Fred suona la chitarra
Manu e Pedro in uno dei loro pezzi da strada
il ballo di Bryce a Vang Vieng
martedì 6 marzo 2012
Amici, tubing, surrealismo....Fino alla fine del Laos
Una sola notte a Ventiane. Sicuramente meriterebbe almeno un paio di
giorni, ma non abbiamo troppo tempo e decidiamo di dare solo un’occhiata
veloce, passare la serata col gruppo tra fiumi di birra e poi via verso Vang Vieng.
Vang
Vieng, nonostante la bellezza circostante, non è Laos. Un po’ come Varadero non
è Cuba. Qui non esiste il coprifuoco, qui è “Party Island”. Festa da tarda
mattina alla mattina dopo, passando per il tubing, che tubing non è visto che
ti portano all’inizio del percorso, a tre chilometri e mezzo dal paese, dove
“inizia” il tubing e ci sono cinque o sei locali stile Mikonos, un esercito di
giovanissimi in preda a visioni alcoliche e musica commerciale, vanno tra un
locale all’altro sul tubo, rimorchiati da ragazzi che lanciano ancore (fili a
cui è attaccata una bottiglia). E’ festa, festa fino alle diciotto: Musica,
balli, funi per lanci in acqua, scivoli giganti. Il tubo o ciambellone,
andrebbe riportato entro le sei pena una multa, di un paio di euro, entro le
otto, pena la perdita della caparra, praticamente se non riconsegni il tubing ti costa 15 euro la giornata. Un'enormità per il Laos. Non ho mai visto nessuno
riconsegnare il “tube” entro le sei. Pochi entro le otto, anche perché dalle
sei in poi girano i ragazzini che li rubano, la solita mafietta locale.
Il gruppo, anche se ha perso quell’ottimo elemento che era Dror si
compatta molto e si allarga di un elemento straordinario. Anton. Un irlandese
spettacolare con un passato di qualche anno a Cristiania, Copenaghen.
Polly non perde una serata, io Io
alterno mestamente due tre nottate,
con un altro paio di mezze serate e un paio di ritiri al letto molto rapidi. Ho accumulato in
questi mesi una stanchezza a cui non sono abituato. Non mi lamento, per carità,
fa parte del gioco, va benissimo, semplicemente è una stanchezza, diversa. Sta
di fatto che qui in Laos la sto sciogliendo su dolci amache bordo fiume,
tradizione che da Don Det è proseguita a Vang Vieng e proseguirà anche a Non
Kiew e a Nong Mui Neua.
La prima serata di Vang Vieng si apre con in festa, limbo, versione
con l’asta di fuoco. e io lì di fianco a spronare gli amici dieci anni più
giovani narrando le mie “gesta” da animatore con le gare di limbo. Considerate la
situazione di un piccolo locale su un isoletta su un fiume, il fuoco come luce,
ogni singola persona è tra l’alticcio e l’ubriaco (il primo a sentirsi male e
vomitare è stato un ragazzo vestito da zombie nella zona del tubing, al primo
locale a mezzogiorno). Dopo un po’ perdo la pazienza visto questi pezzi di
legno di venti anni e ci provo, con tanto di infradito e birra e la prima passa
tranquilla con gli amici che urlano. La seconda ancora liscia, ma scopro che
per la prossima devo almeno togliere le infradito e lasciare la birra. Altri
due scalini “di fuoco”, la tristezza è che i scalini sono quattro e già al
terzo non mi a segue nessuno, ai miei vent’anni era lotta sino all’ultimo. Lo
faccio alla prima, con Bryce e Craig che si galvanizzano e allora ci proviamo
anche se dico a tutti che l’ultimo “scalino” oggi non posso farlo, non mi piego
più così, a vent’anni altro che… Andavo sotto ad un asta appoggiata sul sedile
di due sedie come se niente fosse, qui sono almeno venti centimetri di più.
Certo c’è il fuoco che te ne toglie un po’. No non lo faccio. Sì lo faccio. No
non lo faccio. Nessuno fa nulla, tutti urlano e basta, il fuoco è caldo e
l’alcool pure e vabbè, mi farò male, ma ci provo. Pure il limbo sembra essere
una cosa seria in una serata di festa fuoco e alcool.
Mi piego, mi piego un sacco, saltellando sugli interni del piede e
tirandomi su il costume in una notte caldissima. Vado giù e casco per terra con
un bel nooooo generale che mi incoraggia.
Ancora.
Giù, fino a sotto l’asta con il naso, ma cedono le ginocchia.
Ultima volta. La serata del limbo.
Mi lego i capelli più stretto, saltello meglio, sorrido di più, c’è
più incoraggiamento, più urla, più forti, più fuoco di prima. Vado comunque
giù, niente da fare.
Lascio perdere… Ragazzi, ve l’ho detto, posso fare qualcosa, non più
di questo, comunque, più di tutti gli altri e siete dei pezzi di legno
mannaggia!
Provo a incitare, ancora gli altri, tra gli abbracci degli amici,
sorsate di bucket e una mezza delusione che mi rimane amara, chi mi conosce lo
sa, io vado matto per le “cazzate”, ovvero per tutte ste stupidaggini che
rendono la vita un più simile ad un gioco anche nell’aspetto, non solo nelle
dinamiche. Cose come la giocoleria. Pazienza, ho fatto il mio tempo con il
limbo.
La fuochista riparte, alza di nuovo l’asta e il gioco riparte per
tutti. Passa mezz’ora, tra altro alcool e altri personaggi incontrati come
Filippo, Daniel e Francesco, gli ultimi due attori a zonzo, pazzi di Vang Vieng. Un genovese subito soprannominato Belin
e preso in giro per una taccagneria a cui nessuno sembra mai poter tenere testa,
diventa compagno di qualche bevuta.
L’asta prova a riabbassarsi, quasi si muovesse da sola. Nessuno gioca,
la ragazza mi guarda. Riprovi? Le mostro il sangue dai miei piedi, scorticati
dal terriccio (non siamo sulla sabbia), lì dove sono le cosiddette cipolle,
l’osso alla base dell’alluce. Scarnificato e senza parole, ma con uno sguardo
significativo le dico che non è più cosa, sono un po’ rattristato, ma questa è
la vita, si invecchia un po’. Lei sorride si gira e versa altro petrolio sull’asta, altro fuoco.
Non dico niente, so solo che il fuoco mi attrae spaventosamente come
sempre e allora al diavolo i 33, la schiena, i piedi insanguinati, il ginocchio
a pezzi e i tentativi già falliti. Io sto coso lo faccio a occhio chiusi, al
diavolo i ragazzini di legno, in fin dei conti, c’è il fuoco, c’è l’alcool,
anche questo è rocknroll. Faccio esattamente la stessa cosa delle tre volte
precedenti, solo più veloce, meno cerimonia, lo faccio sapendolo di farlo, non
è un semplice tentativo. In stile
vecchia scuola vengo alzato in trionfo, con birra e festa generale. Ho vinto un
altro bucket, cosa che non sapevo fosse in palio, altro secchiello pieno
d’alcool. Altra festa. E’ solo la prima sera, con quello scemo di Craig che
Polly chiama Gregghe che ubriaco urla “JIMI IS MY HERO!”.
Segue Luang Prabang, il paesello più carino del Laos, leggermente più
costoso, ma c’è un bellissimo mercato del cibo, esteso lungo un corridoio, dove
si può mangiare molto bene la sera. E’ un enorme buffet al ridicolo prezzo di
un euro.
Qui il coprifuoco torna, ma
leggero. I locali più belli rallentano alle undici, rimanendo aperti sino a
mezzanotte, poi se si vule proseguire c’è il Bowling. Lì è festa, altro alcool
e il casino di palle e birilli. Quattro notti, io ho partecipato al bowling
solo l’ultima sera. La fregatura di Luang Prabang è stata che nonostante ci
fossimo concessi il lusso di un alberghetto più carino e pulito del solito sono
stato assalito da altre Bed Bugs, che mi hanno succhiato il braccio sinistro
fino a consumarlo. Luang Prabang possiede anche uno dei luoghi più belli mai visti,
che non entra nella top list, ma come minimo va in quella secondaria. Una
splendida cascata di cui non ricordo il nome che una volta arrivata giù forma
grazie alla sua acqua quattro o cinque piscine stupende, a scalini, purtroppo
piene di turisti.
Il bel gruppo finisce qui. Alcuni vanno in Thailandia via Ventiane,
altri due giorni di barca e vanno al nord. Solo noi decidiamo di finire tutto
il giro quindi destinazione Nong Kiew,
villaggio lungo fiume davvero carino dove spendiamo una notte in un
bungalow davvero carino. Giorno dopo Mue Ngoi Neua, dove commetto un errore,
decido di rimanere solo tre giorni, invece ne merita di più perché nonostante
sia davvero piccolissimo con una serie di bungalow lungo il fiume raccolto tra
le montagne. Un posto che raccontare come bello è davvero superficiale. Si
raggiunge solo con le tipiche barche long tail, un’oretta da Nong Kiew.
E’ un posto dove rilassarsi se ne hai ancora bisogno, dove fermarsi e
incontrare i villaggi circostanti. Un posto immancabile che ancora saltano la
maggior parte dei viaggiatori. Mue Ngoi Neua, nonostante i brevissimo tempo
scorso mi rimarrà sempre dentro e sono davvero curioso di rivederla tra una
ventina d’anni.
La serie di rotture e inconvenienti nei trasposti si arricchisce di un
paio d’ore da un meccanico appena lasciata Luang Prabang. Semplicemente la
frizione è andata, l’autobus non riesce a mettersi in marcia regolarmente. Non
è che controlli prima o una volta scoperto cambi bus o qualcos’altro. No, tutti
insieme dal meccanico e poi se ce la faremo si proseguirà. Ripeto: Surrealismo
Laoita.
Mueng
Sling è la tappa seguente un paesello a sessanta chilometri da Nam Tha, che Polly odierà per il
nulla in cui è immerso. A me piace, è davvero un paese strano. Dove cerco di
affittare un motorino, ma me ne danno uno rotto e mi dicono se vuoi c’è questo,
ma se lo prendi poi devi aggiustarlo tu.... !!???? Beh , no grazie, prendo la
bici. Surreale. Qui non
c’è più o meno nulla, solo qualche guest house e due o tre ristorantini. Più
un'altra serie di ristornatini cinesi, dove si parla solo cinese e laoita, non
c’è menu, ma se riesci a ordinare mangi divinamente. Tiro fuori quelle tre o
quattro parlo tra mandarino e cantonese che ho imparato e ottengo la seconda
miglior cena di tutto il Laos. La migliore sarà due giorni dopo di nuovo a
Luang Nam tha, ristorantino nascosto “minority”, semplicemente di un altro
livello, nonostante prezzi identici ai baracchini. I Laos effettivamente
finisce qui, a Mueng Sling, con una bella gita in bicicletta tra
un’innumerevole serie di villaggi dove vendono il miglio oppio del pianeta. Il
triangolo d’oro è qui, almeno questa è la parte Laoita, unica delusione il
paesaggio è davvero poca roba, brullo e sterile, a differenza del resto del
Laos dove in alcuni punti è clamorosamente suggestivo.
Una notte a HouyXai, la cittadina di confine per entrare in
Thailandia, ci godiamo sul tetto del nostro alberghetto l’ultimo tramonto Laoita
di questo viaggio, ultimo tramonto sul grande Mekong che ora amo tantissimo,
che ho imparato a conoscere e che è una ricchezza mondiale da preservare e
mantenere. T’ho amato e atteso da prima di conoscerti Mekong, è stata
un’emozione impagabile incontrarti, conoscerti con tre diverse lingue
(vietnamita, cambogiano e laoita) e bagnarmi nelle tue acque. Grazie, cam’em,
òkon o in ultimo Kaup tchai.
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