Per via della connessione estremamente scadente posso solamente ora
riassumere questo viaggio e lavoro in questa splendida terra.
Il viaggio parte da una spettacolare stazione degli autobus, una cosa
mai vista. La stazione è una cittadina/stazione. Nel senso che è l’unica
stazione di tutta la città con autobus diretti in tutta la nazione, tutto il
paese ed è cresciuta a dismisura. Al suo interno negozietti locali, case, e
centinai di bus. Letteralmente è un girone dell’inferno, un caos che dura più o
meno ventiquattro ore al giorno. Chiamarla stazione infatti è ridicolo perché è
più grande di alcuni villaggi qui in Birmania. E’ stata un’esperienza
fortissima entrare, mancava solo Caronte e lo Stige, visto che comunque Satana non si fa vedere nemmeno giù
all’inferno.
Per arrivare a Bagan le ore son state circa dieci, viaggio abbastanza
confortevole devo dire e il posto, Bagan appunto, è incredibile, un piccolo
villaggio circondato da circa 2500 templi (erano oltre 4500 ma col tempo e con
un recente terremoto tantissimi sono stati demoliti). C’è un magia qui intorno,
il tempo è stato bellissimo, sempre sole, caldo e nuove amicizie (tre belle
ragazze belghe, Pauline, Vicotria e Gaelle, in viaggio da un anno intorno al
mondo con un interessante progetto sulle imprese giovanili, se siete
interessati raggiungete il sito Goyoung.com).
Questa settimana sarà una pausa dal lavoro della capitale, il team
Jacques, Jimi, Annie ha funzionato alla grande, Annie ci lascerà qui per
tornare giù a Yangon il 9 poi volerà a Brisbane, ci rincontreremo a settembre
probabilmente, con la promessa da parte di mia di una spettacolare
carbonara!!!!
Inle Lake, seconda tappa di questo piccolo giro
intralavorativo è per me una vera e propria goduria, l’ho addirittura preferito
alla magia di Bagan. Un grande Lago con mercati tutt’attorno dove si possono
incontrare diversi gruppi etnici. I famosi pescatori di Inle lake a cui anche
Luis Vuitton ha dedicato anni a dietro una splendida serie di fotografie per la
sua pubblicità. Fotografare questi pescatori era uno dei miei obiettivi
principali, raggiunto con successo e una di queste foto è pubblicata sul mio
blog fotografico. Un’intera giornata in barca, al sole, ci siano quasi
ustionati, per mercati, templi, villaggi. Superlativo, davvero. Questo in
compagnia di Totsi (Salvo, un palermitano che si fa chamare così) e Akita,
giapponese, la sua ragazza molto carina, sono i viaggiatori più low cost che
abbia mai conosciuto, roba da 250 dollari al mese. Passeggiare nei marcati e
incontrare il vero Myanmar è incantevole. Questo è un posto che cambierà
radicalmente con il cambiamento del paese, ma d’altronde il cambiamento serve,
la gente merita più libertà e la nazione necessità un contatto ocn l’esterno,
il prezzo da apgare sarà ovviamente la perdita di una parte di tutto questo,
sperando, nel profondo del cuore che venga preservato il più possibile.
Mi rattrista il fatto che posso vedere solo questo del Myanmar, il
lavoro chiama e siamo qui per questo, ma va bene, non ci lamentiamo, si può
sempre tornare e essere qui comunque è un privilegio. I birmani anche qui
dimostrano di essere un fantastico popolo socievole e ospitale, adorabili,
simpatici e sempre pronti a scambiare due chiacchiere nonostante l’importante
barriera linguistica e nonostante bisogna abituarsi a bocche e denti abbastanza
dure da affrontare. A parte i denti che sembrano negli uomini, gettati a caso
in bocca, hanno l’abitudine di masticare continuamente un qualcosa che è
composto da foglia, della polvere di calcio e un frutto secco, sembra essere
molto gustoso, il problema è che tinge la saliva di rosso sangue e con il tempo
macchia denti e labbra in maniera molto forte, il che garantisce fotografie ad
effetto, ma distrugge totalmente i denti. Purtoppo poi l’abitudine vuole che
ogni tot minuti sputino in terra questo finto sangue e si vedono un po’ ovunque
queste macchie, strade, muri marciapiedi, sportelli delle macchine. E’ un po’
disgustoso lo ammetta, ma col tempo sono convinto che cambierà. Capiranno anche
loro.
Torniamo a Yangon sia fisicamente che nel racconto (fisicamente il
viaggio durerà 12 ore e mezza e sarà molto poco confortevole, visti sedili così
stretti che non ci entravamo con le spalle e visto che sia Jacques che io non
siamo esili di spalle…).
Lo Yangon Heritage Trust è l’associazione creato da Sonny Thein e
Thant Myint-U (quest’ultimo insegnante ad Harvard) per la salvaguardia degli
edifici coloniali del paese. Lo Yht, quindi, ha organizzato una grande
conferenza per il 1 Giugno alla Strand Hotel, dove sono intervenuti la
maggioranza degli ambasciatori qui in città, più dal resto del mondo delegati
Unesco, rappresentanti di associazioni simili in altre città, una delegazione
delle UN, grandi investitori asiatici.
Grazie ai contatti recuperati e al lavoro fotografico svolto, ci è stato
chiesto di fare una piccola esposizione durante la conferenza e una proiezione delle
nostre foto. La conferenza ha avuto esito positivo, raggiungendo discreti
obiettivi come lo stop della demolizione di venti edifici e la nostra mostra ha
avuto un successo davvero non immaginato. Da qui nasce ora un nuovo progetto
dedicato a questo, importanti contatti ci hanno chiamato per portare la mostra
in giro. Insomma una soddisfazione senza precedenti, un lavoro splendido per
uno splendido paese che ci ha trattato bene e addirittura ringraziato per il
lavoro svolto. Oltretutto essere qui in un momento storico così importante,
dove un profondo cambiamento sta accadendo è un privilegio, siamo abbiamo
visitato il palazzo e la stanza dove il generale, eroe nazionale e padre di
Aung San Suu Kyi (credo si scriva così) è stato assassinato. A dire il vero,
l’onore è esser stato il primo reporter dopo 60 anni a scattare foto in quella
stanza.
Insomma tutto alla grandissima a conferma che con tenacia, pazienza e
tanto forza di volontà si può davvero ottenere tutto.
Questi ultimi due giorni saranno carichi di incontri per
l’organizzazione delle prossime mostre e poi via verso Bangkok, ma anche la
Birmania, o Myanmar mi rivedrà prima o dopo le elezioni del 2015, quando “The
Lady” sarà finalmente presidente.
Ritirato il il visto in ambasciata Thai sono pronti verso due mesi di
immersioni a Koh Tao sempre sul chi va la, pronti a partire alla prima mostra o
lavoro da affrontare.
Scrivo effettivamente da Bangkok, è il 16 Giugno 2012, una data
storica per la democrazia nel mondo: oggi “La signora Di Yangon” ha, dopo 21
anni, ritirato il premio nobel per la Pace a Oslo. E’ un bellissimo mondo di
merda che ogni tanto ci regala belle speranze.
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