Arrivati a Siem Reap dopo un viaggio di quasi sei ore ci siamo messi
ad organizzare subito l’escursione ai meravigliosi templi di Angkor. La
stanchezza dopo i viaggi ormai è molto relativa, siamo ultra vaccinati,
soprattutto dopo l’esperienza vietnamita.
Contatti internet, qualche telefonata locale, un po’ di ricerca e alla
fine decidiamo di fare un giorno intendo ai templi, in bicicletta e partire il
giorno dopo per Kratie.
Siem Reap è davvero poco attraente, non bella, non caratteristica,
tranne in qualche piccolo angolo, davvero da evitare se non fosse il trampolino
d’accesso ad uno dei posti ormai più ambiti da viaggiatori e turisti che si
recano in questa parte del mondo. Noi abbiamo scelto involontariamente il
momento peggiore, il più affollato, il capodanno cinese, che è anche quello
cambogiano.
Arrivare fino ad Angkor Wat, il tempio principale, il più importante e
ben messo e ovviamente il più visitato, è stato abbastanza semplice, otto
chilometri in bicicletta su una strada perfetta, venti dollari d’ingresso per
la giornata ai templi. L’impatto è forte, la struttura domina incontrastata la
vista. E’ davvero molto bello, anche se come impressione, come gusto personale
ho preferito il tempio di Parambanan, per rimanere in tema hindù (come
costruzione, poi nel tempo Angkor Wat divenne un tempio buddhista), meno
impressionante, ma più particolare. E’ comunque un qualcosa di stupendo, non
c’è che dire. Il giro continua e alla fine posso con fierezza dire di dover aggiornare la mia lista dei sette
posti visitati più belli del mondo. Dopo la aggiornerò.
Forse esistono templi più belli, ma qui l’incanto è che sono tutti
insieme, personalmente ho visitato otto templi, tra i principali, e ho
tralasciato solo un altro gruppo, che mi pare si chiami Roulos, che si trova da
un’altra parte e in giornata non sarebbe stato possibile, perderò sicuramente
qualcosa, lo so. Infinitamente impressionante è comunque il tempio per il quale
sono venuto in realtà in Cambodia, o almeno il motivo principe: Il tempio di Ta
Phrom. E’ il tempio che ispirò la saga di Tomb Rider. Non so spiegare bene, ma
vedere giganteschi alberi avvolgere mura, porte, soffitti del tempio,
stritolando con strette instancabili quelle rocce millenarie è… Ispirante. Non
sembra nemmeno reale, più un set cinematografico direi. Tra questi templi devo
dire che non provo una sensazione di sacralità come da altre parti, non c’è, o
almeno non sento, un’aura mistica che mi avvolge. Solo la bellezza è
travolgente, il mio senso estetico è in brodo di giuggiole. Impagabile. Sono
letteralmente impazzito, i chilometri che si accumulavano non si facevano
sentire. Sembrava di essere in medioevo, o almeno questo era il mio immaginario
in quei frangenti. Uno spettacolo, in ogni senso. Potrei andare avanti pagine
solo per complimentarmi con la natura per questo grande meraviglioso dipinto
che mi ha mostrato. Fiabesco.
Impossibilitati il giorno seguente a partire, rimaniamo in siesta,
quasi tutto il giorno, nella guest house, alternando la stanza al piccolo
giardino.
Un altro autobus il giorno seguente, quasi cinque ore per Kompong
Chan, capitale di questa provincia cambogiana, piccola cittadina, che per gli
standard cambogiani è molto “avanti”, si intravede qualche turista, pochi. Non
si incontrano molti turisti in Cambodia, qualcosa a Phnom Penh, molti a Siem Reap,
più probabile qualche viaggiatore al di fuori di queste. Kompong Chan di per sé
non è interessante, però se passeggi tra le sue piccole vene puoi scoprire un
fantastico mercato, tipicissimo, lurido, affollato, piccolo, completamente
coperto da ombrelloni delle rispettive bancarelle. Cibo essenzialmente, una
ventina di minuti come un documentario sulla vita locale, le foto si sprecano.
Solo questo mercato vale la sosta in città. Impagabile, devo dire, anche un
piccolo aperitivo sul lungofiume del Mekong, un chioschetto ambulante in cui
ordino prima una Cambodia fredda e poi una Angkor, le due birre locali più
famose (preferisco di poco la Angkor) e le inframezzo con una seppia
essiccata, che vedo lavorare e in vendita da troppo tempo qui in Asia per non
averla ancora assaggiata, ecco, peggio per me perché è stata squisita, non
mancherò di assaporarla ancora. Polly ordina un uovo alla “cocca”, come dice la
nonna. E’ che qui ti portano il loro tipo di uovo, ovvero un uovo si come
richiesto, ma sodo. Non ci sarebbe problema se non che veniamo a scoprire che
qui prelibatezza è mangiare un uovo.. come dire… giù un po’ svilppato. Una
sorta di feto del pulcino. Aprire l’uovo è stata una macabra, ma per loro
succulenta, sorpresa, un abbozzo di qualcosa viva, bollita, mischiata al rosso
d’uovo (che io con temerarietà ho assaggiato, e sapeva di fegato e uovo). Non
mangiabile, io mangio davvero tutto, ma qui non ce l’ho fatta, vsivamente
difficile da affrontare. Sembrava che qualcuno avesse messo del cervello al
posto del bianco e qualcosa di nero e oblungo a “disegnare” il rosso. Va bene
così, grazie, ok scoprire il mondo, ma ci sono limiti che non credo potrò
valicare, anche da immenso amante del cervello fritto, magari con un bicchiere di
riesling della mosella al fianco.
Aggiornamento lista:
- Halong Bay
- Sahara
- Ta Phrom (complesso templi di Angkor)
- Maya Bay
- El Gizra beach
- Soroa
- Marettimo
ed è Gunung Kawi a lasciare il posto, mi sembra giusto visto che si tratta proprio di un tempio immerso nella natura.
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