venerdì 19 agosto 2011

14-19 Agosto - Ingresso in Thai e impatto – Hua Hin



Si riparte lasciando Hong Kong. Dove sono tornato per ricominciare il mio viaggio interrotto, dopo altri errori e altra fame da saziare. Lascio il porto profumato, questa è Hong Kong,  dopo tre mesi interessanti. Questa è una delle Mie città, una di quelle che posso chiamare un po’ casa. Direzione Thailandia, per ora credo ci fermeremo un mese, base Hua Hin, un paio di ore di treno o poco più da Bangkok.

Il bello di spostarsi dopo tre mesi e non dopo una settimana è che il posto che lasci ti è entrato un po’ dentro, inevitabile quindi che ogni piccola differenza nel nuovo ti sembri anche radicale.
La Thailandia e i thailandesi sono profondamente diversi da cinesi e hongkongers, è una cosa che si evince già respirando la prima aria dell’aeroporto. Mamme che dolcemente rimproverano bimbi per cercare di ottenere un comportamento civile in pubblico, cosa mai vista in Cina e nemmeno in Hong Kong. La prima cosa che noto, piacevolmente, è che innanzitutto è un posto con un educazione generale differente.
So che non ci sarà l’occidentalizzazione che si trova ad Hong Kong, la povertà sarà maggiore e molti in più saranno i disagi, ma già dai primi minuti avverti di essere in un mondo più vero, meno teso a copiare l’occidente. Un mondo con un’identità più forte. E’ da vedere se in tutto questo mi troverò bene, anche se le sensazioni sono assolutamente positive, ma le mie sensazioni su luoghi e persone (al contrario di quelle su eventi e situazioni) sono come le previsioni del tempo, ci azzeccano solo la metà delle volte.

Saremo ospiti, a Hua Hin, di Toon, moglie dello zio di Polly (Polly è la compagna con cui condivido questo meraviglioso giro del mondo e che già tre mesi ha condiviso con me la stanzetta di Wan Chai a Hong Kong) e della stupenda piccola Asia, una bimba bellissima la cuginaetta di Polly,  timidissima. In luogo di pullman o treno per raggiungere Hua Hin troviamo proprio Toon ad accoglierci all’aeroporto. Casa circa due ore dopo, in macchina. Cambio favorevole e scheda per iphone a prezzi che ti fanno arrabbiare ricordando l’Italia.
Ora un’eccezionale parentesi sulla guida Thai.
Ritornando al passato ricordo la più assoluta  mancanza di regole e rispetto in Cina, precisamente a Shanghai, dove i semafori erano equivalenti al nulla e dove tu potevi anche essere investito da una macchina o da un motorino che di nottte girava senza luci contromano, se attraversavi correttamente con il verde, e il cinese di turno si arrabbiava anche. Qui è diverso, le regole sono sempre molto… Come dire… Sorvolabili, ma c’è una sorta di rispetto comune. Mi spiego, guida all’inglese (come Hong Kong, non come in Cina), semafori rispettati per la maggior parte. Moto e motorini con caschi assolutamente facoltativi anche se obbligatori per il guidatore. In motorino si va da una a quattro persone, 3 anche qui sembra essere il numero perfetto, moltissimi motorini hanno proprio il terzo sellino davanti. Spesso il quarto passeggero è un neonato. Un classico Thai: il guidatore, con casco, guida tenendo la ragazza in sella davanti. Molti sono i pick up, dove dietro raccolgono numerose persone. La scena più comica è stato incontrare uno di questi veicoli con tre quattro persone dietro, una di queste era un bambino in sella ad un motorino. Non oso immaginare le ripercussioni in caso di incidente. La guida contromano è frequente, ma cercando almeno di rispettare chi guida nel verso giusto, quindi si fa nella corsia d’emergenza, soprattutto motorini, sporadicamente macchine.
Nel tragitto verso casa si incontrano bancarelle che vendono prodotti a seconda della zona dove ci troviamo. Ricordo venditori di sale e poi di “Canom za”, prima parola thai che ho imparato (la seconda è Kohpkum ca, ovvero grazie), questi sono strepitosi dolci di cocco, di cui faccio incetta da subito.

Casa dell zio è bellissima, mi spiega via skype come si possa tenere con fantastiche agevolazioni impossibili in Italia. Un pensiero balena nella mia testa per una lontana e futura vecchiaia. Un posto per fermarmi un po’ lo dovrò trovare, se non ora, almeno quando il pelo si farà caprino (e come diceva il buon vecchio Aldo: “E’ il momento in cui l’uomo smette co la figa e attacco cor vino”).
La piccola Asia è di una timidezza incredibile e l’ospitlità di Toon davvero grande.

Nei pochi giorni che seguono scopriamo il poco che c’è da vedere a Hua Hin, cittadina molto tranquilla, con molti ristorantini tipici e molti italiani, generalmente pizzerie. Mangio una pizza davvero ottima, dove l’unica pecca è il pomodoro, purtroppo locale quindi insipido.
Tutto costa davvero poco, ESTREMAMENTE poco, anche la pizza.
Il centro di Hua Hin pullula di piccoli bar e il tripudio di prostitute è ambizioso, la faccia del posto è losca e “traffichina”, corrotta, ma è solo apparenza. In realtà è la faccia tipica di questi posti, ma la sicurezza è tanta, almeno qui, e di losco c’è davvero poco. Direi, in vero, che tutto è pittoresco e piacevole. Le vie oltre i bar e i ristoranti sono pieni di affittacamere, tattoo studio e centri massaggi.
Visitiamo una “casa dell’elefante” dove gli esemplari vengono tenuti in cattività è vero, ma almeno fuori da gabbie, il rapporto tra loro e i padroni è molto umano, certo purtroppo non mancano catene e qualche balletto fatto da elefanti che mi fa domandare come l’elefante possa averlo appreso (intendo quale sia stato il prezzo, di quante frustate o simili stiamo parlando).
Un giro nei dintorni di Hua Hin con Toon come guida ci fa scoprire alcuni templi, un mercato galleggiante aperto da pochi giorni, una statua di un monaco davvero enorme, morto cinquanta anni fa. Ieri notte in ultimo il mercato notturno, carino, simile agli altri mercatini sparsi come il sale per tutto il pianeta.
Il luogo è tranquillo, bello, ma un po’ noioso, il mare non è quello tipico Thai da rivista di viaggi. Decidiamo di rilassarci, quindi, una settimana e di partire il prossimo lunedì o giù di lì, per proseguire e per non approfittare troppo della deliziosa ospitalità.

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