domenica 18 settembre 2011

La tartaruga, il corazon catalano e il viaggio micotico.


Il viaggio per Lombok non è delicatissimo, la sveglia che doveva essere alle 5 e 15 è stata alle 4 45 per simpatici motivi, dovevamo arrivare a destinazione per le 4 e siamo qui che sono circa le 7. Non male. La stanchezza è forte, ma il posto sembra essere quello che cercavamo: Mare, spiaggia, sole, poca festa, tranquillità, zero traffico (e qui non esistono mezzi a motore).
Sembra perfetto e il fato che ieri ci ha permesso d'incontrare un nuovo amico, anche se per poche ore, ce ne ha regalati altri tre oggi. Al porto per l’imbarco incontriamo tre ragazzi spagnoli, catalani per la precisione. Mirko, Pepe e Juanma. Per completezza d’informazione devo dire che li abbiamo incontrati nuovamente: Mirko era al mio fianco sull’aereo da Kuala Lumpur a Jakarta, dove scambiai due chiacchiere e colsi il suggerimento di passare per JogJakarta. Li incontriamo al porto, avevano scelto lo stesso giorno per andare nello stesso identico posto che abbiamo scelto noi. La coincidenza è piacevole e dopo qualche schermaglia di chiacchiere al porto ci sediamo tutti insieme sul traghetto e iniziamo a raccontarci un po’. L’intesa sembra buona.
L’isoletta di cui non rivelerò il nome è molto bella. Ci sono moltissime isole tra Bali e Lombok, non so se questa sia la migliore, ma lo è se si considera il periodo dell’anno perché è una delle isole considerate un po' più turistiche delle altre, invece ora non ne è molto carica, quindi perfetto. Va considerato che da Lombok in poi il turismo comunque assume forme più blande, dove gli europei scarseggiano. Quest’isola non è un gran segreto in fin dei conti, è una delle mete che si raggiungono da Bali, ma spesso è una tappa che salta perché il viaggio non è breve o comunque si spendono qui solo un paio di giorni, vivendola come tappa per far festa e un po’ di mare, perché soprattutto in agosto dove il turismo europeo Bali si mescola a quello costante australiano, è una situazione più affollata come ho spiegato. Il magico di quest’isola, quindi, non viene colto quasi mai. Un'isoletta che si gira in un paio d’ore a piedi, dove quasi sempre la sera c’è una festa in uno dei locali sulla spiaggia, ma che con il poco turismo trovare la pace e la tranquillità è più facile che trovare la festa stessa. Vi scrivo ora dalla mia casetta da sogno: Un primo ed unico piano, tutto costruito in legno con tetto in paglia, affacciato sul mare. Non è male svegliarsi la mattina e ancora assonnato fare un tuffo nel mare cristallino contornato da spiaggia bianca. Cosa che non ho fatto oggi, ché sono qui a scrivere per raccontarvi. Le giornate passano piano e tra i discorsi con gli amici spagnoli, un bagno, un piatto di nasi goreng (riso fritto) e qualche bintang condita con la tabacco sporcato da vegetazione locale, piacevole.
Il posto, ragazzi, è davvero notevole, la barriera corallina, bella, ma niente di sensazionale è comunque un bel regalo da farsi. Nuotare nei suoi pressi con quest’acqua vagamente calda ti fredda la pelle dopo una mezz’ora ma sicuramente l’anima è più calda, soprattutto dopo aver incontrato una splendida tataruga di circa un metro che si lasciava accarezzare senza interrompere il suo tragitto, fluttuare sott’acqua insieme a lei, seguirla è stato un po’ respirare l’energia di questo pianeta, è stato ritrovarsi ancora.

L’indonesia è particolare per molti motivi qui c’è la pena di morte per il traffico di droga, anche leggera, la carcerazione per il consumo anche solo di una canna, ma i magic mushrooms sono legali. Una contraddizione fenomenale.
Due giorni or sono abbiamo condiviso insieme a los colegas un favoloso viaggio micotico che ha segnato piacevolmente questa sosta indonesiana. Le stelle più belle e più vicine, la luna rossa fuoco prima e lucidata dal vento poi, le luci della stradina, la musica, la festa... Un viaggio difficilmente raccontabile con le parole. Dovrei fermarmi e scrivere un libro a parte di una serata magica e colorata dove Spagna e Italia si sono trovate come sorelle dall’altra parte del mondo, tra l’altro nelle vene di mirko scorre anche il sangue della mamma italiana, romana.
Ora chiudo che gli amici m’attendono per un giro dell’isola e forse un’altra “immersione” con la puesta del sol. Proprio quest’anno che la mia Roma allaccia redini con il Barcellona trovo amici catalani: Mirko, come dicevo mezzosangue romano, mezzo basco e catalano di nascita. Battuta sempre pronta che purtroppo ogni tanto mi sfugge e me ne rendo conto perché il mio spagnolo castigliano è arrugginito. Pepe, amante delle immersioni e grande dialogatore, altra perona squisita al pari di Mirko, ci ha invitato nella sua casa molto grande se riusciremo a passare per Barcellona nel ritorno verso Prigione Italia. Juanma, il rasta (una volta erano tutti e tre rasta), con dreadlock lunghi sette anni e biondi, il più tranquillo, zero parole inglese e un po’ comprende l’italiano. Si chiacchiera anche con lui, il mio spagnolo sta tornando vagamente accettabile.

2 commenti:

  1. ANCHE IO CI SONO LI CON VOI...STUPENDO

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  2. Grazie Noemi. Tuo fratello è stato un compagno di viaggio speciale, insieme agli altri e ore è un nuovo amico :). Salutamelo.
    Ciao

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