lunedì 5 settembre 2011

Aku Cinta Indonesia

Ecco un fantastico paese. Indonesia, l'ho amata dopo pochi minuti, una cosa a pelle. Il sorriso delle persone, la simpatia del loro sguardo, la loro genuina curiosità verso i "bola", gli occidentali caucasici, per i quali hanno un debole. A Jakarta ti senti a casa, non sei solo mai. A jakarta sei pieno di amici dopo poco. Gente che farebbe a gara per farti assaggiare un po' della loro magnifica ospitalità. Noi abbiamo avuto la fortuna di essere ospitati da Yudi, un simpatico ragazzo che vive nel quartiere Kalibata. Yudi è un membro attivo di couchsurfing, la nuova frontiera del viaggio. L'indonesia tutta è una strepitosa comunità couchsurfing, perchè il progetto va a nozze con il loro senso di odpitalità e con la loro innata voglia di nuove amicizie. In indonesia un couchsurfer non rimarrà mai solo.
Come si può non amare un paese dove gli autisti fermano i loro bus se vedono che stai facendo una foto a questi colorati mezzi di trasporto. In una stazoone c'è un gruppo di ragazzi che canta volare in peefetto italiano. La nazione dove il badmington è lo sport principale anche se il calcio ora sta crescendo molto.
Loro sono musulmani moderni, ci tengono a sottolinearlo. Mi sono reso conto che uno come me, che attacca "la chiacchiera" con chiunque, qui diventa un'attrazione. Sono stato ore a parlare dei viaggi, del mondo, della fotografia, dei progetti, con loro che chiedevano sempre di più, questo a Bogor, il paese natale di Yudi, dove ci ha portato il secondo giorno ospitati dai genitori in una bella, grande casa piena di amici. Dove abbiamo assaggiato la cucina sundanese, una delle cucine appartenenti ad una delle trecento antiche etnie o tribù indonesiane.
A Jakarta, dicevo, puoi girare per ore per la città, della quale consiglio di visitare Batavia, la zona vecchia, e ricevere sorrisi, attenzioni e richieste di foto con loro, così da poter mostrare agli amici il loro incontro con un bola.
Jakarta non è bellissima, ma ci è piaciuta molto sia per la gente, sia perchè mantiene quella forte identità che è segno di grande personalità. Jakarta non vuole essere occidente, vuole essere se stessa, indonesia, batavia, passato, presente e futuro. Città orgogliosa che mostra le ferite, sporca senza esser lurida. Qui sono gli abitanti a donare quella particolare magia al posto.
Dopo poco l'indonesia si fa amare.
I bagni? Sapecate che esiste il bagno indonesiano? consiste in un normale bagno, dove c'è doccia, wc con tubo per l'acqua che sostiuisce il bidet e basta. Intendo niente lavandino, mai visti bagni privati senza lavandino. Fanno tutto con la doccia, una scomodità mai vista, ma niente di problematico.
Un'altra cosa particolarissima è che in indonesia non hanno i cognomi. Sarà strano in tempi moderni? Spesso avendo loro due o tre nomi, utilizzano l'ultimo come cognome da scrivere sui documenti internazionali, perché per noi è inconcepibile! Mi spiegavano che non hanno mai problemi ha rintracciare la parentela perchè le famiglie sono sempre molto unite.
I ristoranti, difficile trovare alcool, e normalmente anche la metà delle cose scritte sul menù non ci sono. In compenso il cibo è buono, anche se il più esotico che abbia mai assaggiato, si usa moltissimo cucinare con il cocco e con una sorta di burro di arachidi ed è estremamente economico.
jakarta sembra essere la città con il traffico più problematico di tutto il globo, noi siamo però stati fortunati, arrivando in un periodo di vacanze nazionali dove i cittadini erano per la maggioranza fuori a trovare le famiglie lasciandoci in dono un città non deserta, ma piacevolmente accogliente.
Come hi scritto sopra abbiamo passato un giorno e mezzo a Bogor, 45 minuti di treno, affollato stile metropolitana, da jakarta. Paese molto tipico dove però non c'è molto oltrr un giardino botanico eredità di quel che fu la colonizzazione Olandese che lasciò anche il nome Batavia a quella che ora è Jakarta.
La piccola gita a Bogor è finita tra amici, intorno ad una tavola, con me che strimpellavo "imagine" dell'immortale John Lennon con una vecchia chitarra classica e loro, non tutti, cantavano.
Scrivo dall'aereo, dove stiamo volando per Yojgiakarta, il centro culturale del paese, lasciando i nuovi amici e aspettandone altri. Un'altra esperienza di couchsurfing ci attende e nuovi posti da vedere accompagnati da uno dei più bei popoli che si possa incontrare: Il popolo indonesiano.
Aku cinta indonesia (io amo l'indonesia)
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