La
mia intenzione era fare couchsurfing qui a Puerto Princessa. E’ una piccola
città, quindi quale miglior modo di visitarla dovendo stare non più di due
giorni?
I
tentativi di trovare chi mi ospita questa volta sono nulli, quindi abbracciando
la perfezione dell’universo, mi dirigo verso un ostello. Arrivati A Puerto
Princessa salgo sul primo Tricycle che trovo e mi faccio portare in un posto
per backpackers, ne visito un paio prima di capire di aver trovato quello
giusto. Un posto carinissimo nella via principale di Puerto. Immediata amicizia
con le ragazze dello staff e con un ragazzo polacco che sta lì da un po’ e fa
tatuaggi stile bamboo, ammetto ci penso subito, ma glisso. Glisso almeno per
ora.
Puerto
fa piuttosto pena, nel senso è bruttina forte, ma c’è una bella vita e
l’ostello si riempie subito di viaggiatori. Nonostante sia un ostello è dotato
di camere private e per cinque euro mi prendo la mia. Eh sì cinque euro per
camera privata. Tre e cinquanta per il dormitorio. Lo so, per molti di voi non
ha senso, ma se avete letto la mia storia fino a qui, capirete che per molti
viaggiatori, ed anche per me, un euro e mezzo al giorno è una grande
differenza. Diciamo che ora, in questo momento per me non lo è, quindi la
camera privata vince a mani basse, ma non mettiamoci a criticare chi sceglie il
dormitorio…
Conosco
una splendida ragazza Olandese. Splendida è dir poco, c’è subito un bel
feeling, ma purtroppo lei partirà l’indomani esattamente per i posti da dove
vengo io, quindi non si va oltre una cena insieme e un po’ di chiacchiere, più
i vari contatti virtuali, che ne sai, magari ci becchiamo in futuro. Eh, magari…
La
giornata seguente passa velocemente tra un passaggio al mercato, una birra con
gli amici in ostello (ok, non proprio SOLTANTO una birra), pranzo e cena in
giro e poi la sera… Ecco, la sera a Puerto c’è modo di divertirsi, tanti music
bar e uno molto grande su tutti, dove mezza Puerto Princessa si riversa. Una
band pseudo rock, tutta al femminile (la bassista è uno schianto vero) fa
saltare tutti. Alchool ovviamente a fiumi, si balla, si flirta, un macello.
Divertente, davvero piacevole. Anche se non so come arrivo in ostello ad un
certo punto, barcollante ma senza mollare. Mi ritrovo in stanza alle quattro di
notte e qualcuno bussa. Apro, e si presenta una delle ragazze dello staff.
Quella davvero poco attraente. Si siede sul letto e chiacchiera. Io tra il pisto
e il malconcio vagamente ascolto finché in due secondi la sua mano non finisce
nelle sue mutande. Ecco, li mi sveglio, e gentilmente la devo far uscire… Non
per nulla, a quest’ora della notte, sfranto dall’alchool non mi sarei fatto
troppi problemi. Se non fosse che la ragazza è un travestito. Cosa che io
rispetto, ormai in sudest asiatico ne ho diversi di amici lady boy, transgender
e via dicendo, ma magari evitiamo sesso consapevole con un travestito, tra
l’altro non attraente. Me pare troppo, ok le avventure…
Rimango
un giorno in più, che passa come il primo, tranne per il fatto che tocco solo
un paio di birre e nessun trans mi entra in camera alle quattro di mattina, anche
se nel music bar ho provato a lavorare su una ragazza davvero bella, ma
piuttosto timida per una cosiddetta botta e via di una notte. Massimo rispetto,
ma io domani parto, quindi nulla. Due chiachiere notturne in Ostello e la
mattina via all’aeroporto direzione Cebu City.
Cebu
è una piccola Manila, stesso casino, stesso traffico, stessa avversione
sottopelle. 11 chilometri tra l’aeroporto e il porto dove prenderò la nave
veloce che mi deve portare a Tagbilaran, la cittadina capitale di Bohol. Un’ora
e mezza per quegli undici chilometri. Il che è perfetto a Manila per farne
cinque ho speso due ore, quindi siamo avanti…
Arrivo
giusto in tempo per saltare su questa specie di traghetto catamarano veloce o
quello che è. Due ore di aria condizionata fissa a meno due gradi, sia mai
tutti i pinguini a bordo sentissero caldo! Tutti starnutiscono, tutti sentono
freddo, tutti provano a coprirsi, ma nulla, di mettere i condizionatori a qualcosa
che si avvicini almeno ai dieci dodici gradi non se ne parla. Provi a uscire
sul ponte, non facile cosa da fare, e ti becchi i 32 gradi uomini. L’escursione
termica ti costringe ad un viaggio psichedelico niente male, almeno abbiamo
risolto il problema degli psichedelici. Non so come sia possibile che non siamo
tutti già morti assiderati a bordo, davvero, non so come, ma comunque si arriva
a Tagbilaran. Vedi la gente in lacrime, emozionata, qualcuno prega, vedi
abbracci tra sconosciuti. Le due ore dell’inferno di cristallo sono terminate,
siamo vivi. E siamo arrivati a Bohol.
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