Sulla
costa ci fermiamo a San Juan. Consigliato, posto per surfisti, ma non si vede un’onda.
Nonostante questo si vede qualche surfista, in piedi sulla spiaggia scrutare l’orizzonte
azzurro e bagnato del mare, come fosse un antico richiamo per onde. Ovviamente
nulla. Le tre o quattro giornate passate a San Juan passano nel vuoto, nel
vuoto dei pensieri dispersi su un’amaca, nel vuoto dei cuori dei ragazzi che
attendono le onde. Nulla. Non mi lascai nulla e una notte, parto per Manila. E’
ora del mare che dico io.
Quindi
autobus notturno e a pranzo sono a Manila. Tempo per comprare il biglietto,
prendere la mia valigia lasciata nell’Ostello di Makati e via al porto. Circa
un'ora e mezza di taxi per pochi chilometri. Manila. Sempre una gioia non
rimanere qualche ora di troppo in questa città infernale.
La
nave traghetto che ci porterà a Coron, tempio delle immersioni nei relitti da
guerra, è grande. Si dorme tutti insieme su tre piani. Più o meno all’aperto.
Si
parte verso le 6, anche se l’orario previsto è per le 5, sia arriva in
mattinata presto del giorno dopo. Tutto liscio, nemmeno il gran numero di galli
da combattimento nelle loro gabbie rompe i coglioni più del dovuto.
Coron
è uno di quei posti dove potrei fermarmi. Ho intenzione di fermarmi per un po’,
fare il mio corso istruttori per diving, magari lavorare un po’ e non sbattermi
troppo in giro, visitare sì, ma quest'è la stagione del diving non del continuo
viaggio, com’è stato in Sri Lanka-India.
Il problema che mi da subito un colpo al cuore è la mancanza di una
spiaggia nei pressi del villaggio. Niente spiaggia e la sera uno, massimo due,
minuscoli bar. Nulla più, e niente spiaggia è dura. IO non ci sto in paradiso
se non c’è spiaggia, è come una carbonara senza uova. Cosa che tra l’altro non
mangerei comunque essendo passato a vegano.
Più che altro sto tentando il vegan, ma sono ancora vegetariano, qui
nelle Filippine è durissima esser vegetariani, o vegan. Almeno mentre si
viaggia. Tutto è a base di carne nonostante la moltitudine di frutta e verdura
e tutto è con olio di palma. Una tragedia. Mi sono ritrovato a mangiare un
pesce, cosa che appunto non faccio, per emergenza, guardando la faccia del
pesce e chiedendo così tante volte e così profondamente scusa. Mi spiace, non
t’ho ammazzato io, ma qui me stanno a fa' fa' la fame fratello. Che il tuo
spirito si unisca al mio. Ce vorrebbe un po’ d’olio d’oliva fratello, t’hanno
stracotto cazzo.
Coron
è effettivamente il villaggio su l’isola di Busuanga. L’Isola Coron è di
fronte. Non so con certezza se c’è un posto più bello di quest’isola. O meglio
del piccolo insieme di isole che con Coron (scoprirò poi anche insieme a quelle
di El Nido, ma comunque è sempre Palawan) sono il posto più bello mai visitato.
Dopo un po’ di anni Halong Bay scatta al secondo posto e qui si incornicia
Palawan-Coron. Dubito che potrò vivere qualcosa del genere ancora, se non
tornando qui.
La
bellezza è quasi indescrivibile, a tratti vergognosa. Mare dall’azzurro limpido
al blu intenso, con colline verdi di roccia calcarea che disegnano paesaggi che
non possono essere reali. Spiagge e spiaggette che appaiono come costruite da
un milionario dio per le vacanze di altri dei coatti e posh. E’ davvero
troppo. Stupefacente, ma potrei
continuare tutto il giorno con aggettivi di meraviglia.
Me
lo aspettavo, mi aspettavo il massimo, ed è davvero difficile quando c’è un’aspettativa
così elevata, da parte di chi viaggia, tra l’altro, in paradiso, da diversi
anni essere perfettamente compiaciuti e forse addirittura stupiti. E’ anche più
di quello oche mi aspettavo. Forse su
tutti i due Laghi, Kayanang e Barracuda Lake, ti tolgono il fiato.
A
parte questa tremenda bellezza da offrire Coron non mi attira. Potessi comprare
un gommone, andrebbe bene: Ti butti qui, ogni giorno te ne vai su un isoletta,
su una spiaggetta diversa nascosta. Un salto al lago. Non si può, non è
permesso, sti posti non si raggiungono privatamente, specialmente per uno
straniero. Vietato. Quindi la grossa pecca è che il turismo non è indifferente,
non è piccolo, vedere questi posti meravigliosi, con dieci venti barche
intorno, sempre pieno di turisti, tra cui cinesi, non per nulla di male contro
i grandi cinesi, solo che chi viaggia mia capisce. I cinesi si muovono in
blocco, si comportano come avessero una coscienza comune, come formiche quindi
in ogni situazione diventa complicato, perché se trovi il blocco di turisti
cinesi in una spiaggia, la spiaggia diventa tutta loro, ed è un continua
camminare su e giù scattare fotografie, urlare qua e la. Non è che loro si
buttano in spiaggia, si rilassano e ti puoi godere almeno l’affollato momento.
No. Quindi nulla, Coron, registrata, messa in cornice tra i ricordi più belli,
ma organizzo un paio di giorni di immersioni e come si suol dire, mi do alla
macchia.
Le
immersioni sono grandiose. Non grande visibilità, ma perdersi, non
letteralmente perché abbiamo una guida, in questi mosti di oltre cento metri,
morti in guerra a oltre 35 metri di profondità è qualcosa di eccezionale per un
diver. Specialmente per un appassionato di wreck, relitti, come me. In due
giorni mi faccio quattro incredibili navi da guerra (in una trovo la mandibola
di un essere umano), a varie profondità, più un immersione a Barracuda Lake,
suggerita da molti: Fantastica, anche se per un attimo non rimango incastrato
in una grotta a sedici metri di profondità. Io, il genio del male, entro nella
grotta praticamente senza torcia. Comunque tutto risolto, la meraviglia di
andare in immersione in questo lago è che a 14 metri hai un cambiamento di
temperatura. L’acqua dai 28-29 gradi, comunque già calda, passa ai 36-38
gradi. E' una sensazione diversa, fa
caldo, ti immergi ovviamente senza muta perché ti avvertono, la visibilità è
ridotta, perché l’acqua a quella temperatura prende una diversa °sostanza non
so come dire… Bellissimo. Ancora vivo in un sogno. Ancora, non finisce mai. Faccio
amicizia con Alen, ma partirà il giorno dopo. Abbiamo diviso un attimo di sogno
tangibile in paradiso.
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