16 Marzo.
Prima Delhi, poi Pushkar.
Sono quindi tornato a casa Koh Tao. E’ stato bello, non
doloroso, pieno di memorie. Una decina di immersioni, un paio di visite al mio
Wreck, Sattakut, e un’assistenza a Toby, vecchio amico ora istruttore, per un
open water pieno di donzelle norvegesi.
Veloce, intenso, sempre bellissimo. Ora so che tornerò altre
volte. Ora so che tornerò la prima volta presto, molto probabilmente, per fare
il orso istruttori. E’ ora di diventare istruttori e iniziare a progettare il
sogno di aprire un dive shop da alternare al viaggio e alla fotografia che
vanno a braccetto.
Dicevo Delhi. Un amica dall’Italia è venuta per l’Holi. Ha
scelto Pushkar, visto che io sarò li e se vai dall’altra parte del mondo per
una festa è ottima idea raggiungere il posto dove hai un amico.
Manu da brava cittadina si presenta all’India con una camera
d’albergo etra lusso. In India con 30 euro una notte prenoti camere pazzesche.
Io abituato al bungalow del viaggiatore, al quadrato con materasso del
backpaker, strizzo gli occhi. Il tempo giusto per una visita per colazione e
per organizzarci, ma non mi pare vero di buttare e mie ossa per pochi minuti su
quel letto dal materasso magnifico e bianco. Senza macchie. L’avevo dimenticato
un tessuto bianco senza macchie e quel vago sentore di pulizia tutto
attorno.
Visto che abbiamo poco tempo ci buttiamo a vedere qualche
viuzza qua e la e un mercato di strada, che non è nulla di speciale. Tornerò
per vedere il mercato centrale di Delhi, che so essere pazzesco.
Intanto, per le strade si sente aria di Holi. Qualcuno
inizia a preparare i colori, qualcuno ha già il colore sulla pelle.
Il viaggio in treno per Pushkar è tranquillo e piuttosto
veloce, meno di sette ore.
Mezz’ora di Taxi ed ecco Pushkar.
Arriviamo di sera tardi e mi riabbraccio con Barbi, Sam e
Adi. Sempre bello ritrovare gli amici.
Ci buttano su una guest house malconcia, sul tetto. La
location non è male visto il terrazzone, la camera spartana al solito. Torno
subito nei miei standard e Manuela impiega solo la prima notte ad abituarsi. Va
detto che la prima notte le lenzuola erano indecenti anche per un backpaker
navigato, così abbiam dormito vestiti e fatto cambiare le lenzuola il giorno
dopo. Va detto anche che ci sono posti che non ti danno le lenzuola. D’altronde
qui paghiamo meno di cinque euro in due, con bagno in camera, che spesso in
India è un lusso.
Alterno la vita a Pushkar, non considerando la finestra
dell’Holi, tra la guest house di fronte, quelli di Barbi e Adi e un bel gruppo
di Israeliani con cui lego e la cittadina. Che si declina in un insieme di vie
strette e pittoresche. Palazzi dalla tipica architettura Rajasthan percorrono
le vie insieme a noi. Mille colori ovunque e usuali per il nord dell’India. Qui
dove la cultura è costume fiabesco, qui dove i colori sono parte del respiro.
I sorrisi si sprecano, come le attenzioni per la Prosperosa
ragazza al mio fianco che in certi frangenti crea un certo scompiglio. Nonostante
sia coperta, le attenzioni sono davvero importanti, talvolta quel tantino
esagerate da richiedere un gentile intervento. Pochi mesi fa avrei lanciato
pugni rotanti stile mazzinga zeta.
Pushkar è davvero un piccolo gioiello, con una pietra
preziosa al suo centro. Il lago di Pushkar, dove si sviluppano i Ghat, sono
strepitosi, mozzafiato e molto sacri alla cultura hindu. Pushkar tutta è un
luogo sacro, una citta santa. Il luogo ideale per la guerra dei colori. Qui al
lago si perpetua quel magico rito che poche città, considerato il tutto, hanno
il previlegio di poter annoverare come magici momenti di intrattenimento. La
jam session del backpaker. In alcuni posti, turistici, ma turistici dal punto
di vista del viaggiatore, non del puro turista, i backpaker si riuniscono per
una Jam session che può a volte diventare molto grande, sempre nello stesso
posto. Non parliamo della Jam session da ostello-guest house. Parliamo di
quella grossa, che avviene al tramonto, più o meno quindi in contemporanea in
tutta l’India. O meglio, in quei magici luoghi dove avviene. HO suonato, che
per me è un parolone, a Gokarna, sulla spiaggia di Kudli e assistito diverse
volte, magari con un Chai in mano, a quelle di Hampi, sulle rocce. Uno dei
posti più belli del mondo. Ora qui a Pushkar. Sempre mista quell’aria mistica
che circonda queste jam session, si respira musica. Riconosco un volto amico di
cui non ricordo il nome. Il ragazzo spagnolo che suona lHang drum, un energia
pulita, un sorriso sincero. Ci riconosciamo e ci abbracciamo, al solito, come
vecchi fratelli. Succede sempre così qui. Almeno a me succede così. A volte in
viaggio condividi pochi minuti e poi li ricordi per sempre, e ti rimangono
dentro, e ritornano anche se non hai fatto nulla di importante, anche se non
hai detto nulla di importante. Hai condiviso un tipo di energia che non sapevi
esistere. Pochi minuti, due parole e ci ricorderemo per sempre. E ci vorremo
bene per sempre. E non sappiamo nemmeno come ci chiamiamo. Tutte le volte.
Quanti fratelli. Tutti fratelli.
Nessun commento:
Posta un commento