Un gallo da combattimento al fianco, in autobus, che ti scruta e ti
evita è un bello spettacolo. Viaggiare per dodici ore circa per percorrere non
più di 320 Km è assurdo, se non esiste traffico. Non sento la pesantezza, come
ripeto sempre sono più che vaccinato, è comunque uno stillicidio, perché ci si
ferma finché non fa notte dapprima ogni quarto d’ora fino a ogni trequarti
d’ora. Contando ritardi e tutto non sarebbe dovuto essere un viaggio di più di
nove ore, noveoreemmezza contando davvero tutto. Tat Lo – Savannakhet in linea
d’arai meno di duecento chilometri. Partenza e un chilometro e mezzo a piedi,
dove andare? Pakse e poi Savannakhet? Salavan, ovvero più a nord e da lì
Savannakhet, che dovrebbe essere un cento chilometri più vicino. Informazioni
non si ottengono perché ci dicono ogni tipo di soluzione, anche se alla fine ha
avuto ragione il proprietario della Guest House Tim, a Tat Lo, che io chiamo il
“thailandese”, non che lo sia. E’ una cosa regolare in Asia, anche se non sanno
assolutamente la risposta, ti danno un’indicazione, loro cercano di aiutarti,
non lo fanno con malafede, però a causa del fatto che sai che ciò che ricevi è
inaffidabile, devi solo sperare che chiedendo a molti ci sia una maggioranza di
risposte, cose che non accade quasi mai. Quindi, Tutti gli autobus vanno verso
Pakse, anche se all’ufficio informazioni mi dicono che c’è un bus che da
Salavan va “diretto” a sta cavolo di Savannakhet. Autostop, vediamo il primo
che si ferma o il primo autobus che passa in che direzione va e ci affidiamo al
caso che ci porta a Salavan, la mia idea iniziale, è più vicino e a rigor di
logica… Ancora una volta la logica in Laos lascia spazio al surreale, dove
arrivati a Salavan in soli venti minuti ci tocca aspettare due ore che parta il
VIP bus, decente, due piani, e vada alla nostra destinazione, scopriremo poi
che il bus Vip per questo tragitto ci mette quasi due ore in più del locale!!! L’autobus
parte con soli quindici minuti di ritardo per poi fermarsi dopo cinque minuti,
in mezzo alla strada, senza motivo per una buona ventina di altri caldissimi
minuti. Riparte e inizia a fermarsi frequentemente e a riempirsi oltre modo,
poi arrivano i sacchi in corridoio, ma la lieta sorpresa, il vero tocco di
surrealismo alla messicana è il gallo da combattimento legato con un filo alla
zampa e ad un sedile che se la passeggia nel corridoio, schivo e con l’occhio
vigile e sanguinario. E’ bellissimo e tutto è ovviamente pazzesco. Arriviamo
alle undici a Seno e non a Savannakhet, dove dobbiamo sorbirci un’altra
mezz’oretta di sorngtrew. Ci portano a destinazione quindi due ore e mezza
oltre il tempo previsto già con molto pessimismo. D’altronde per quanto
vogliano essere arretrati, per quanto questa sia una popolazione che vive i
lavoro, diciamo un po’ alla caraibica, non ci porteranno a destinazione oltre
le undici visto che c’è il coprifuoco, pensavo. Assolutamente sì, non c’è
problema, a loro davvero, non glie ne frega un cazzo. Stavo per uccidere
qualcuno visto un po’ di stanchezza e nervosismo dovuto all’inettitudine che
non può essere giustificata con la povertà. Quando lo scontroso ragazzo del
bus, (quello che ti dice dove ti devi sedere e dove mettere i bagagli volta per
volta) strappa la borsa di Polly perché prima la incastra tra mille valige, poi
per tirarla fuori la prende da un posto qualsiasi e inizia semplicemente a
tirare. Grazie a Signore Dio Nostro non me ne sono accorto subito. Sono di
larghissime vedute e comprendo perfettamente il modo di vivere locale, volta
per volta, e lo rispetto. A volte penso che nemmeno con un decente afflusso di
denaro queste persone potrebbero cambiare più di tanto, ne avrò la conferma più
volte, non c’è nulla da fare, è si una questione di soldi, ma principalmente è
di mentalità. Esempio, pare, ma non ho capito benissimo, che il governo degli States,
abbia dato un po’ di denaro al Laos e loro nella grande miseria che fanno, ci
costruiscono un nuovo arco di trionfo nella capitale, oppure non insegnano ai
figli, ai bambini piccoli a “campare”, ad vere mezzi per poter riuscire o
scappare da qui, no, la prima cosa che insegnano, soprattutto nei villaggi
tribali è chiedere soldi ai turisti So che non potrò mai davvero comprendere la
loro condizione, ma sicuramente questo non è il modo di evolversi, non c’è modo
di andare avanti, soldi o meno, se non si vuole nemmeno provare ad affrontare
il problema
Assurdo sudest asiatico. Bellissimo e difficile. Può arrivare a
stancarti, ma se mastichi e non t’arrendi ti regala qualcosa che nessun altro
posto potrà mai, non in questa maniera, come i sorrisi dei bambini di strada di
Phnom Penh, come la musica in
Indonesia e i panorami mozzafiato del Vietnam, come le molteplici meraviglie
portate da persone e dal mare e dalle montagne della Thailandia.
Nessuno, ad esempio, sa il motivo per il quale loro quando parlano con
qualsiasi straniero e per loro indico tutti i nativi di questa parte del mondo,
ripetono tutto, ogni parola, due volte, sempre arricchendola con una cantilena
che può sembrare fastidiosa, ma alla fine risulta simpatica e tipica. Solo
massage è sempre solo “Massaaaaaaaaaaaaaaage”, economico è “cheap
cheeeeeeeeeap”, uguale è “same same”, Pepsi è “peppsi peppsiiiiiiiiiiiii” .
Sarebbe straordinario capire le dinamiche incomprensibili e apparentemente
(forse anche realmente) prive di logica.
Comunque, tutto questo prima di Tat Lo, che è bella, con delle belle
cascate, una in particolare è stata da noi “affittata” in esclusiva per una
giornata, non c’era nessuno e ce la siamo spassata con Fred, giramondo francese
incontrato a Don Det e ora di uovo qui e con delle simpaticissime bambine. Un
po’ di semplice e divertente climbing, un po’ di foto e i pensieri che volavano
alla gente sotto la neve in Italia. Noi qui a oltre trenta gradi a fare tutti
accanto alla cascata. Un clima eccezionale, mentre giù a Paksong, sebbene siano
solo 60 chilometri faceva più freddino (circa 20 gradi). A Fred e noi per un
paio di sere si uniscono altri due viaggiatori francesi Manu e Pedro, amano
suonare e cantare per strada quando possibile e la prima sera passa con la
chitarra che “tocchiamo” anche io e Fred, lui a dire il vero è molto bravo e
profondo amante e conoscitore di John Butler. In aggiunta ad una bottiglia di
Lao Lao e delle tipiche erbe medicinali amate da tutti provenienti dalle
quattromila isole. Seconda sera invece scacchi, dove Pedro mi surclassa e due
texane da 10.000 Kip a testa (1 euro), a cui si aggiunge uno scanzonato italiano, Ale.
Io esco entrambe le volte in All in, una bella sfiga. Fred viaggerà verso il
nord, forse ci rincontreremo, poi finirà in India per più di sei mesi. Stesso
vale per gli altri due francesi, Manu tra l’altro parla un ottimo spagnolo
avendo passato oltre un anno in Messico, però loro finiranno in Cina, per
almeno tre mesi. Ale va verso il Sud, ma sta per tornare, afflitto in Italia,
non più di un mese da ora. Incontrare interessanti viaggiatori e i tre francesi
sicuramente lo sono, è sempre una piacevolissima sorpresa ed lieta esperienza
da aggiungere al viaggio e proprio a Tha Khaek avremo la possibilità di creare
un piccolo branco…
Nessun commento:
Posta un commento