Visto che da tempo il mio diario, il mio blog e' diventato molto più personale, visto che non mi limito più solo al viaggio esteriore, da tempo, devo essere coerente, con me stesso e con chi trova il tempo di seguire questo pezzo di vita. Quindi e1 giusto che cioè che di importante accade venga messo giù, altrimenti mi sentirei un ipocrita, ma certo bisogna sempre considerare che è il mio diario quindi qui e1 tutto un mio personale punto di vista, la mia realtà sul mondo. Quando viaggi per sempre, tante cose accadono, di ogni tipo. Questa è una.
Così è ora di tornare a casa. O
meglio alla base visto che tutto è “casa” da diversi anni. Non potrei non
sentirmi a casa a Burgos ad esempio. Pronto per ripartire… Il cellulare mi lascia.
Appena tornato dall’Italia, dove l’avevo spedito per risparmiare soldi. Alla
fine ho speso uguale, tra spedizioni, ritardi, errori di chi lo doveva far
riparare. Un macello e due mesi buttati. Una settimana dopo e’ andato per conto
suo, s’è spento. E’ partita la scheda madre e non ho più la garanzia per
quell’errore appunto. Nulla mi tocca rimanere, farlo riparare qui, che non lo
riparano ma lo sostituiscono per la bellezza di 370 euro e un grazie. Quindi
rimando il viaggio di tre giorni, porto il cellulare al servizio e non sapendo
che fare trovo un inaspettato appuntamento, per la serata, con una spelndida
ragazza completamente tatuata.
Quando
dici che non tutto il male viene per nuocere.
Quando
non sai a che cosa, cristo santo, ancora una volta, stai per andare in contro.
Arriva
un altro treno pronto ad investirti ragazzo mio, e’ a colori, e ti farai
fregare un’altra volta. Bene. Si vive anche per questo.
Ed
eccomi spendere la mia terz’ultima serata a Makati con questa spelndida donna
con degli occhi che mi sembra di conoscere de sempre. Ci conosciamo, ci
riconosciamo. Una birra al Cafe de Courieaux in Burgos, una pizza da Gino’s a
Bel-Air, un salto allo speakseasy bar The Curator, due Old fashioned and due
Bye Bourbon Sazerac che mi sembra di non essere più a Manila. Poi via andiamo
ad incontrare altri amici sull Terrazza dello Z hostel, l’ostello che è
diventato uno delle venue più in voga nella Makati dei ricchi locals e degli
expats. Dove tra l’altro ho speso le prime 4 notti di questo mese in Makati.
Appena arriviamo sulla terrazza una mia amica mi guarda e mi fa un gran sorriso
e si avvicina, in un secondo ha capito tutto, c’era effettivamente qualcosa di
strano tra di noi. Mi sussurra: Sei
stato molto fortunato. Si balla e ci si
diverte, si entra sempre più in sintonia, se questo fosse possibile. Si ballava e si parlava senza parole. Lei
dice, poi, andiamo a ballare… Sarà stato un po’ d’alchool, sarà stato che non
ci stavo capendo più un cazzo, sarà che appunto, stavamo già ballando: Io l’ho presa come un invito ad un altro tipo
di ballo. Quindi ci siamo avviati, verso il centro di Burgos, dove io avevo la
camera. Dopo pochi metri lei mi fa: Allora? A quale locale mi porti? Io sorrido
e capisco che ho preso un granchio niente male, quindi le domando: Fammi
capire? Dove vuoi andare a ballare? Perché a quest’ora, a questo punto, io
posso prendere il tuo invito in diversi modi. Lei ride, chiaramente con malizia
e si rende conto che il suo invito, era stato frainteso, ma non sembra
dispiacerle, quindi dico andiamo su. Ci beviamo una cosa da me e riflettiamo
sul dove andare. Equo no?
Andiamo
su con una birra e fumiamo. E parliamo. E parliamo come piace a me, della vita,
delle cicatrici e del come siamo arrivati fino a qua. E facciamo mattina e ci
guardiamo. E ci baciamo. E ci addormaentiamo. O meglio lei si addormenta. Io mi
ritrovo a fissare una persona per la prima volta in vita mia per quasi un’ora
mentre dorme. Ne ho guardati tanti di amori accanto a me a riposo, ed e’ smepre
bello. Quel senso di fiducia riposta in te da parte di una persona che sta
spendendo un bel momento. Passa oltre un’ora prima che io mi addormenti
fissandola.
Ci
svegliamo e staimo insieme fino al pomeriggio, direi qualcosa più d’un bacio
tra quelle mura. Ci lasciamo per poche
ore per rincontrarci. Andiamo a ballare mi fa? Certo. Black Market. Uno dei
posti migliori in città se vuoi sentire buona musica. Black markt lo conosco.
Ci vediamo lì.
Proprio
lì credo, al Black Market di Makati, per la prima volta dopo due anni, mi sono
innamorato di una donna. Ancora alla velocità della luce. O almeno ho creduto
di essermi innamorato, in queste situazioni tutto è sempre molto poco definito,
non che poi definirlo abbia importanza alcuna. Avevo le faralle nello stomaco.
Ecco, quelle credo di non averle avute da quasi dieci anni. Qualcosa a cui non
ero assolutmente pronto, né abiutato e che sicuramente non volevo.
Ecco
Fatto. Si presenta bella come il sole. Mi buca il petto con lo sguardo. E io lì, ebete, sicuro di me sino alla morte
e questa, una serata, boom: Sei un idiota Jimi. You know it right?
Ora
perché idiota? Perché lei ha una situazione, che non sto qui a descrivere per
privacy, che non è delle più floree per iniziare una relazione a distanza poi,
un’ora d’aereo. Tre bandiere Rosse. Jimi you are an idiot, and you know it.
Non
ce posso far niente. Il treno corre ed è massivo. E io sono sui binari, lo vedo
arrivare da lontano, ma non posso farci nulla, come fossi sotto in un sogno che
si sta per trasfomrare in un incubo. Cosa che più di una metafora era la realta
che stavo vivendo. E ne ero “inconsapevolmente cosciente” .
Well,
sti cavoli. Prendimi in pieno petto, lo posso gestire. NO?
E’ e
sarà comunque tutto un illsuione, perché farsi troppi problemi.
Paassiamo
un’altra notte insieme. Mi ritrovo ancora a guardarla, a seguire le linee,
sulla schiena, dei suoi tatuaggi. Credo di aver pianto, ero felice, ma più che
piangere era qualche lacrima di liberazione, ammetto di aver pensato a lungo
che non mi fosse più possibile sentire qualcosa di più profondo della spimpatia
per una donna con cui vorrei passare massimo un lungo week end… Mi sono
sentito… Guarito.
E al solito, spaventato. E mo? Che me ‘nvento?
Io sto lì, questa c’ha na vita qui.
L’ultmo
giorno non ci vediamo, dico è più semplice, parto per Bohol, vediamo che succede,
vediamo come ci sentiamo.
E come
vuoi che ci sentiamo. Lei si attacca come non mi aspettavo, scrive parole che
sembra lei l’Itaiana e io il filippino. Ancora, non me l’aspettavo. Dentro di
me ho quasi cercato una via d’uscita. Io non l’ho trovata, ma me l’ha data il
destino.
Ve
giuro, mi sono salvato. Ma prima di questo…
Lei
viene qui, la invito, devo rivederla. Quasi quattro giorni, cullati da una
tempesta tropicale che praticmaente ci chiude in casa, tranne un ora per
reglaarci un po’ d isole in spiaggia. Si plae la tempesta ogni sera. Quatto
giorni che sono un amssacro per quanto sono stati un sogno sotto ogni punto di
vista.
Davvero
splendidi, e ‘sti cazzi come finirà. Dai che vale smepre la pena viverle ste
cose.
Poi
parte, piangendo, cosi mi disse.
L’ho
rivista una volta. Dopo poco più di una settimana, tornato quattro giorni a
Manila. Perché ho spaccato ancora il cellulare il primo giorno che lei e’
sparita, causa incidente in motorino., nemmeno un te sei fatto male. E perché
era già ora di chiudere tra noi, chiaramente. E poi dovevo volare in Taiwan per
comprare la mia nuova macchian fotografica.
Difficilmente
ho sentito tante mezze verità, tante parole buttate li a caso, finte scuse.
Difficilmente in vita mia c’è sato qualcuno che mi ha mancato così tanto di
rispetto da ferirmi gratuitamente. Me la sono presa con me stesso, chiaramente.
Coglione io che t’ho offerto il fianco, coglione io che ho creduto alle tue
stronzate, ma questo è il viaggio, e il viaggio è vita e non faccio nessun
errore. Faccio solo altre esperienze, imparo altre lezioni. Quindi ringrazio
comunque quell’anima che ha saputo regalarmi attimi meravigliosi e unàaltra
piccola cicatrice, che porto con orgoglio.
Solo
che stento a riconoscere questa donna e la cosa mi colpisce, diversi occhi, un
espressione diversa, come se qualcosa fosse stato spento. Come se qualcosa
fosse successo, ma giura, non è successo nulla. Eppure non sei tu.
Ci
vediamo in un’altra vita.
O
magari più in la in questa.
Beh
in questa e’ dura, sono allergico alle stronzate, ma sai, mai dire mai.
Il
treno e’ passato, m’ha preso in pieno petto.
Ha
fatto male, ma sai che c’è? Era vero, potevo ero pronto a prenderlo, posso
gestirlo. Mi serve un giorno solo. E una notte.
Chiaramente
la notte con una delle mie amiche giù a Burgos.
Perché
se e’ vero che il sesso non e’ un rimedio, vi giuro, che e’ un ottimo
antidolorifico per dormire bene e tirare fino al nuovo sole, che porta sempre,
almeno a me, di nuovo il sorriso.
E’
un altro giorno, Un’altra avventure. Si Torna ancora, alla Base.
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