mercoledì 11 febbraio 2015

Terrasanta

Un mese e mezzo d’Israele. La terrasanta. Di cui abbiamo montagne di notizie politiche ogni anno, generalmente false o altamente manipolate. Non che sia nuova la cosa, ma più viaggio, più mi rendo conto di quanto MAI ci dicano la verità. Mai. Lasciamo perdere…
 Torno in Israele dopo trent’anni. Ci son stato da bambino, in crociera sulla mitica Achille Lauro. Ricordo poco o niente, ma son sempre voluto tornare. Dopo aver passato molto tempo in India con amici israeliani, sarebbe stato un peccato non cogliere l’occasione di una visita, visto che sono passato un paio di mesi in Italia, siamo vicini di casa.
Progetto: una ventina di giorni. Realtà, più o meno il doppio.
Una delle cose meravigliose dell’Israele, almeno dal mio punto di vista, è che mai sono stato visto come un turista. Mai, tutti si sono sempre rivolti a me in Hebrew, a volte con scene divertenti, come una bellissima bionda che mi ha parlato per oltre 5 minuti, in fila per il abgno in un pub…
Tel Aviv non è molto bella di per sé, non una gran città dal punto di vista prettamente estetico, apparte Yafo (Jaffa), orami Tel Aviv-Yafo sono e sono considerati una cosa sola. Jaffa è piccola, ma molto carina ed è dove ho passato la maggior parte del tempo.
Subito devo far notare tre cose: Gli Israeliani di Tel Aviv, non tutti, ma una buona maggioranza, stanno abbandonando le biciclette in luogo di alcune assurde biciclette elettriche, atile bici da porto, ed essendo Tel Aviv-Yafo una città perfettamente ciclabile, è un vero peccato. Gli italiani (e te pareva) vanno via come il pane. Va detto che le donne Israeliane sono fantastiche amanti. In ultimo, se non hai mai assaggiato l’Hummus in Israele non hai mai mangiato l’Hummus. Tanto meno la Thina (Tahjini, come la chiamano l’ammericani).
Qui si rincontrano i vari Barbi e Adi, il mio ormai fratello italiano, ancora in compagnia della bella Adi, Oren e Oz e Dudu, gli amici di Parvati.
Devo soffermarmi sull’ospitalità e l’amicizia che Elyasaf e Yakir mi hanno mostrato. Vera e sincera. Incontrati anch’essi in India, lo scorso anno, siamo rimasti molto amici. Formavano in quel tempo i Quarter to Africa, un gruppo che avevano pensato e prgettato. Feci le loro prime foto, e ripresi dopo, ad Hampi, il loro primo video. Li ho visti ora, un anno dopo, con formazione completa, in tre concerti e numerosissime Jam session. Yakir e Elyasaf, i Quarter To Africa, hanno segnato il mio mese e mezzo di vita in Israele. Immerso nella musica, spesso ventiquattro ore al giorno, con musicisti veri, professionali. Effettivamente solo poi ho capito che i miei amici erano nel circolo dei migliori musicisti d’Israele. Amici di tutti quelli diventati già famosi, tipo Avishai Choen, un jazzista fantastico che vive nella scena Jazz di New York. Mi sono ritrovato a bere birra e fumare con gente che solo dopo ho scoperto essere una sorta di leggenda qui in Israele, tipo Efrahim Shamir, un chitarrista che praticamente conoscono TUTTI in terrasanta. E stato bello, divertente e ricco. Vedere suonare, creare, comporre, continuamente è stato meraviglioso. Mi sono perso con la testa per ore ad ascoltare la loro musica, spesso tra una battuta e l’altra. Todà, ragazzi miei. Grazie.
Israele, terra bellissima, piena di forti contrasti, ma dove ancora vivono Musulmani ed Ebrei, più tutti gli altri, abbastanza in pace. Molto meglio e molto più tranquillamente di quanto si possa immaginare, soprattutto considerando il periodo in cui scrivo. Siria, ISIS, attentati, terza guerra mondiale alle porte. Eppure qui, tranquillo. Più o meno. Ieri Hezbollah pare abbiano ammazzato due soldati su al nord, ai confini col libano, altra tensione, ma è questione di pazzi e di governi, la gente normale, alla fine trova soluzione.
Ho passato la fine dell’anno, cinque giorni in Egitto. Sinai, Zona rossa, militarmente parlando. Ovvero pericolo, teorico. Se foste passati la sera avreste trovato me, Barbi, Luca (eccezionale scoperta il fratello di Barbi è un altro personaggio imperdibile con cui ho subito stretto amicizia) e Anita (nuova amica bergamasca Italo-Jamaicana, uno spasso) ad ascoltare sulla spiaggia, nella sera del mar Rosso, tra le capanne, interminabili Jam session dal sapore mediorientale, letteralmente. A suonare insieme, tutte le sere, Egiziani, Israeliani, Palestinesi, Giordani (si chiamano così gli abitanto della Giordania?). Si suonava in pace, come fratelli, perché le parole e la musica, ti fanno ricordare sempre chi siamo davvero, al di la della politica. Al di la d elle religioni, al di la di ogni bandiera o confine, che per inciso, sono pura illusione. Se ci fermiamo un attimo a pensare, la terra è nata così, senza confini, senza religioni, libera, nello stato e nella coscienza, senza nessunissima fottutissima bandiera. Poi sono arrivati i matti e hanno iniziato a dire da qui a qui è mio, da lì a lì è tuo. Chissà perché, chissà chi cazzo lo ha deciso. Lu’nica cosa bella delle bandiere sono che le posso attacare sul mio zaino quando ho toccato un paese.... Piú mi perdo in questo mondo, piùîmi rendo conto di quanto la razza umana cerchi di rendere difficilissima una cosa così semplice come il vivere in pace ed armonia. Più viaggio, più mi sento cittadino del mondo, SONO cittadino del mondo, così sempre più mi rendo conto di quanto assurdo e violento possa essere un confine.
Tornati in Israele ho preso un paio di giorni con Luca per visitare la mitica Gerusalemme, unico posto di cui avevo sparute memorie (e ci siam beccati con Matteo, altro ragazzo conosciuto in Sinai). L’eccezionale ospitalità israeliana, almeno tra i giovani, è stata confermata ancora una volta. Anche qui ospiti di amici di amici.... Come tutto il periodo. E’ proprio vero che quando hai una amico non cammini mai da solo. Gerusalemme è dove vivi il contrasto in maniera più netta, ma la città e davvero bella, come imperdibile è stata la gita sul Mar Morto, un giorno, ero in visita da altri amici nel sud, a Be’er Sheva. Sei mesi fa ero sulla strada più alta del mondo, in Ladak, India, oggi sono nel punto fuori dall’acqua più profondo. Viaggiare è vivere.
Saluto i Quarter To Africa, saluto gli amici di Parvati e le amiche d’Israele. Saluto Barbi, dopo il secondo capodanno passato insieme in giro per il mondo, chissà quando ci rivedremo. Saluto Tutti.

Grazie Terrasanta, che di Santo non hai nemmeno un centimetro in più d iogni altro posto, però va bene così…

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