Una delle cose più belle della Parvati Valley è Kirighanga.
A 2960 metri c’è questo piccolo Ashram con un piccolo tempio. Accanto al tempio
ci sono le famose terme, le hotsprings, meta di tutta la valle. Un posto
incantevole, un posto magico, un posto spirituale, un posto dove ti possono
capitare 40 o 50 chillum tra le mani, roba che manco Shiva in veste di Shankar…
Ho passato 5 giorni a Kirighanga, c’era anche un abbozzo di Rainbow catering,
una cosa mal riuscita, ma bello il tentativo. A Kirighanga hai l’Himalaya sbattuto
in faccia. Per carità, già siamo sull’Himalaya, ma qui hai una montagna proprio
in faccia, una potenza incredibile. A Kirighanga son salito con la bella
rinnegata di Atlantide, ma poi son risceso con un erborista inglese…. Comunque,
dicevo, prima di arrivare quassù sono stato due giorni a Pulga, un altro
carinissimo villaggio a 2200 metri, ai piedi della magnifica Ferry Forest. Una
massiccia foresta, con alberi antichi ed davvero notevoli, larghi. Alti. Tutto
ricoperto da un fiabesco muschio che da il nome, non originale, ma tutti la
chiamano così, alla suddetta foresta. E' luogo di trance party, purtroppo,
talvolta. Fortunatamente è maggiormente luogo di magnifici viaggi psichedelici,
spirituali o meno. Chiaramente non ho potuto perdere l’opportunità di
assaporarne uno, fatto in gocce di quel lisergico amico che ti culla e ti porta
oltre i famosi cancelli della nostra più comune percezione. Il primo in
solitaria, il primo completamente nudo in una foresta incantata. Questo
sull’Himalaya. Piuttosto epico. Ho dato luogo ad un intrigante rituale
elementale, che a dir il vero non ho ben capito se ha funzionato del tutto…
Mi rendo conto che con il tempo il mio blog di viaggio è
diventato blog di vita, magari un giorno mi pentirò di raccontare tutto. Magari
no.
La connessione con la foresta è stata bellissima ed
elegante, come spesso la trascendenza si mostra. Quale posto più adatto per una
passeggiata dall’altra parte. Da una delle altre parti.
Torniamo a Kirighanga, dove incontro tre persone chiave per
la vita in Parvati, per il mio viaggio spirituale e in ultimo per i lmio
viaggio in sé.
Mattia, italiano, Jai Bolenath come peso da portare sulla
pelle. Mattia è uno di Parvati, uno che ha Mother Parvati nel sangue dapprima
di venir quassù. Devo dire che non siamo in pochi, Mother Parvati è una
meravigliosa dama che ha molti discepoli, spesso incoscienti di questa speciale
adozione. Mattia è un artista della terracotta, per la precisione crea
magnifici Chillum naturali, senza puttanate. Qualcosa con cui Shankar, fosse
mai stato reale, sarebbe stato fierissimo di utilizzare per le sue sieste.
Mattia pian piano diventerà un amico, e sai già che son quelle amicizie che
camminano piano, ma in un modo o nell’altro, ti ritroverai a raccontarti,
magari proprio qui in valle, tra vent’anni o più.
Sara, poi. Una persona che so di aver incontrato molte volte
in passato. So che questo concetto per molti è inaccettabile, ma parlo di vite
passate. Lei è uno dei miei spiriti
guida, più o meno da sempre. Vedo questo meraviglioso unicorno sul polpaccio di
una bella ragazza, che poi scopro esser italiana, che cavalca tra i colori
dello spettro e non posso far meno che esclamare: “Il tuo unicorno mi fa venir
voglia di un viaggio”. Sara si gira, e immediatamente, mi fa: “Cosa ne sai
della Changa?”. La Changa è DMT. Più o meno. Più più che meno. Alcuni scienziati
americani la definirono, in un esperimento guidato pochi anni fa, la molecola
spirituale. Chiaramente qualcosa che conosco, studio, apprezzo, e chiaramente,
desidero come ogni buon sciamano o psyconauta. Con lei il resto è conseguenza,
un piacevole e intensa esperienza, in cinque. Un giorno che mi ha insegnato
molto. Lei è sempre apparsa al momento giusto, sempre portando doni chiave,
come io ho fatto, d’altronde, con lei in passato, ma qui si parla d’altro. Dirvi
che sentire la potenza maschile dell’Himalaya come fosse un gorilla gigante che
ti guarda furioso, è provare solo a farvi capire la superficie di quello che è
stato quel giorno. Storie di viaggio. Storie indiane. Tra l’altro Sara ha un
amica di quelle che quando le vedi la prima volta ti tolgono il fiato. Non sono
io, ha fatto lo stesso effetto al mio amico che era rimasto pochi metri
indietro, poi, quando l’ha vista. Sai quando vedi quel tipo di donne che ti
fanno comportare dopo pochi secondi in maniera diversa… Parli con calma, sei
più spiritoso del solito, schiena dritta, tutto inconscio, ma poi te ne rendi
conto, e sorridi tra te e te… Quanto sei coglione! Certo, lei è davvero una
bella donna, per inciso, innamoratissima del suo ragazzo, tutto in casa Italia,
quindi faccio amicizia, sempre bello conoscere un’altra donna bella e
simpatica, anche se probabilmente non la rivedrai più.
Rachel, l’erborista. Scendiamo giù, a Karol, io e Lei. La
sexy erborista con cui letteralmente pomicio dove è più vietato, nella sacra hosting,
mentre solo la luna spiava e la montagna dormiva… D’altronde bisogna prendersi
non troppo sul serio. Con Rachela passerò un bellissimo compleanno a Lapass,
altro villaggio a 2400m. Rachel ha avuto la bellissima idea di presentarmi
Sophia, la sua giovanissima, incredibilmente bella, amica. Fredda, distaccata, quasi bloccata.
Nonostante la bellezza si nota appena eppure senti che ha un energia atipica
per una ragazza così giovane. Sophia ha 19 anni e talvolta senti che ne 3000.
Ho scritto 3000, non è un refuso. Per capire meglio informarsi su cosa sono i
bambini indigo. Ecco Sophia è un chiaro esempio di ragazza indigo, piuttosto
evidente.
Il giorno del mio compleanno, la sera a dire il vero, inizia
il mio calvario. Inizio a stare male, ho contratto la Ameba Giardia e ci
vorranno tre settimane per scoprirlo. Due mesi per sconfiggerlo, quasi dieci
chili regalati al cielo, o meglio a l cesso, da un corpo che già di natura è
magro e che in viaggio è sempre quel filo sottopeso. Sono diventato la lastra
di me stesso. Mi ha impressionato fare la doccia, passare le mani sul mio corpo
e sentire le ossa, li dove non le avevo mai sentite. Sono stato seriamente
malato. Mortacci sua.
Per via del parassita, che all’inizio non identificato, mi
ha sbattuto per terra, Rachel si è dimessa da amante di viaggio. Giustamente
direi. Non avevo forza per nessun tipo di attività, nemmeno quelle da letto. E
soprattutto la Giardia ti fa tuonare come un vecchio "faciolaro". Nel
senso che tuoni dal tuo profondo fondoschiena, spesso e volentieri, senza
troppe esotiche fragranze, almeno. Siamo in India, comunque io viaggio con
l’incenso. Ne metto due alla volta così non sbagli.
Il parassita coincide con un momento in cui l’universo
femminile volteggia variopinto in maniera meravigliosamente insistente. Rachel
via, io inizio a sentirmi meglio (uno dei trucchi di molti parassiti è
spezzarti la schiena, poi lasciare la corda per un po’, pochi giorni, per poi
rimetterti all’angolo e gonfiarti come un vecchio Zodiac da gita domenicale sul
po’ pieni anni ’60), quindi avendo conosciuto una deliziosa brasiliana che si
stava dirigendo in quel di Vashist, nei pressi della evitata Manali (centro
commerciale della scampagnata Indiana e del turismo non fai da te e anche di
quello bislacco). Monto, quindi, in sella ad Aretha Ganesh, dopo un po’
Di tempo che riposava
e ci facciamo questi 80 Km in due ore attraverso la Parvati Valley e poi la
Kullu Valley, per arrivare appunto a Manali e poi Vashist.
Vashist è carina, niente di che, ma visto l’inferno
iperturistico e ipercommerciale di Manali, a pochi minuti, la vedi come un’oasi
stile Parvati. Purtroppo il parassita colpisce la notte stessa, con una
veemenza che sa di Godzilla. Credo di aver persona un paio di chili solo quella
notte.
Cinque giorni, tra il malato terminale e l’hippy da Jam
session, tra charras e risate, non si batte ovviamente chiodo, non ce l’avrei
nemmeno fatta, ma comune un over trentenne secchissimo con l’abitudine di andare
al bagno ogni venti minuti, non è un sexy alternativa per una sexy e glamour
brasiliana da Copacabana. Mannaggia tutti i parassiti.
Si torna in Parvati e Sophia e Sam (il vecchio amico dello
Sri Lanka, ribeccato ad Hampi, poi a Pushkar per l’Holi mi ha raggiunto anche
qui) sono ottimi amici in un momento in cui davvero alterno il mio stato tra il malatissimo inamovibile e
il solito me, solo un po’ più calmo magro e stanco. Ottimi amici, davvero.
Sam parte e ci abbracciamo forte, come due fratelli che sanno
che si rivedranno, ma non sanno quando e Sophia rimane li. IO pensavo che vista
la situazione, vista l’età sparisse. Invece già dalla mattina dopo si presenta
con un delizioso Mango Lassi e con parole dolci, una perfetta infermiera. IO la
ringrazio, ma un paio di ore dopo inizio a domandarmi…. Ma?
Ecco, Sophia ed io siamo stati insieme. Due mesi, uno di
questi mesi è stato Ladak. Abbiamo avuto un unione molto forte grazie ad un
esperienza psichedelica leggendaria, di qui davvero non posso parlare. Sempre Changa.
Ci siamo visti, ci siamo riconosciuti, gli anni sono
scomparsi e io mi sono ritrovato invaghito di una splendida diciannovenne
inglese, alta bionda, un fisico da modella russa che ha fatto innamorare metà
valle, della quale tutti mi chiedevano e io rispondevo… Nooooo, siamo amici, è
troppo giovane, non la vedo in quell’ottica.... Niente, mia madre diceva
sempre, non sputà per aria che te ricasca in testa. Non troppo fine , ma
concetto chiaro. Sophia e Gianluca. O meglio Khia e Jimi. Abbiamo attraversato
il cambio dell’era insieme e abbiamo vissuto esperienze brevi e davvero intense
di cui quando e se parleremo apertamente, molti ci prendereanno per matti. Ma
tanto ormai…
Quindi si parte, trovo un medico che mi da una meravigliosa
cura che sembra funzionare, finalmente dopo tutta la merda inutile che ho preso
e si parte!
Sosta a Vashist per incontrare i cari amici Israeliani, un
paio di giorni e via sulla Transhimalayan Manali-Leh. Strada leggendaria, sogno
di molti motociclisti, la strada più alta del mondo. A dire il vero poco più in
la di Leh (città che si trova a 3500m)
c’è il Kardoungh La, il passo più alto del monto accessibile con
macchine e moto. 5360 metri indicati dall’altimetro, qualsiasi cosa dicano i
cartelli indiani, ma è comunque solo un tratto, il più alto del mondo. Se
volgiamo considerare l’intera strada, la Manali Leh è il top. D’altronde siamo sull’Himalaya.
Credetemi, passare con la moto o con la macchina su una strada che è più in
alto di mezzo chilometro della vetta più alta d’Europa, fa un po’ impressione. E'
qualcosa che senti. Senti anche letteralmente sul tuo fisico perché a 5300
metri l'ossigeno credo tocchi il 60% in meno, quindi respirare non è cosa
semplicissima…
Il viaggio in moto è indimenticabile. Rimandato di un giorno
perché ho fatto il botto come un cretino e nessuno si è fatto male, ma resta un
qualcosa di indimenticabile.