To chang Rai hitchiking
"Solo comprendendo maggiormente il mondo si tocca da vicino una libertà reale". Il viaggio stesso, che ho scelto di far diventare vita, è il mio principale compagno. Qui prosegue il racconto di una vita da ramingo, la mia, che ho iniziato tempo addietro. Questo è per voi, per chi non può viaggiare, ma ha voglia di conoscere. Il mondo mi ha contaminato e spero che questi stralci possano un po' contaminare anche voi.
martedì 20 marzo 2012
Altri video ricordo del laos
La mia esibizione sulla zip line in quel di Vang Vieng
sabato 17 marzo 2012
Condivisioni
Dal simpaticissimo Blog... Vodka e Ghiaccio a colazione..
Un abbraccio a Dalila.
http://vodkaeghiaccioacolazione.blogspot.com/2012/03/turisti-per-caso-no-viaggiatori-per.html?showComment=1331960872057#c3937200220864737875
Un abbraccio a Dalila.
http://vodkaeghiaccioacolazione.blogspot.com/2012/03/turisti-per-caso-no-viaggiatori-per.html?showComment=1331960872057#c3937200220864737875
mercoledì 7 marzo 2012
Video memories del Laos
Fred suona la chitarra
Manu e Pedro in uno dei loro pezzi da strada
il ballo di Bryce a Vang Vieng
martedì 6 marzo 2012
Amici, tubing, surrealismo....Fino alla fine del Laos
Una sola notte a Ventiane. Sicuramente meriterebbe almeno un paio di
giorni, ma non abbiamo troppo tempo e decidiamo di dare solo un’occhiata
veloce, passare la serata col gruppo tra fiumi di birra e poi via verso Vang Vieng.
Vang
Vieng, nonostante la bellezza circostante, non è Laos. Un po’ come Varadero non
è Cuba. Qui non esiste il coprifuoco, qui è “Party Island”. Festa da tarda
mattina alla mattina dopo, passando per il tubing, che tubing non è visto che
ti portano all’inizio del percorso, a tre chilometri e mezzo dal paese, dove
“inizia” il tubing e ci sono cinque o sei locali stile Mikonos, un esercito di
giovanissimi in preda a visioni alcoliche e musica commerciale, vanno tra un
locale all’altro sul tubo, rimorchiati da ragazzi che lanciano ancore (fili a
cui è attaccata una bottiglia). E’ festa, festa fino alle diciotto: Musica,
balli, funi per lanci in acqua, scivoli giganti. Il tubo o ciambellone,
andrebbe riportato entro le sei pena una multa, di un paio di euro, entro le
otto, pena la perdita della caparra, praticamente se non riconsegni il tubing ti costa 15 euro la giornata. Un'enormità per il Laos. Non ho mai visto nessuno
riconsegnare il “tube” entro le sei. Pochi entro le otto, anche perché dalle
sei in poi girano i ragazzini che li rubano, la solita mafietta locale.
Il gruppo, anche se ha perso quell’ottimo elemento che era Dror si
compatta molto e si allarga di un elemento straordinario. Anton. Un irlandese
spettacolare con un passato di qualche anno a Cristiania, Copenaghen.
Polly non perde una serata, io Io
alterno mestamente due tre nottate,
con un altro paio di mezze serate e un paio di ritiri al letto molto rapidi. Ho accumulato in
questi mesi una stanchezza a cui non sono abituato. Non mi lamento, per carità,
fa parte del gioco, va benissimo, semplicemente è una stanchezza, diversa. Sta
di fatto che qui in Laos la sto sciogliendo su dolci amache bordo fiume,
tradizione che da Don Det è proseguita a Vang Vieng e proseguirà anche a Non
Kiew e a Nong Mui Neua.
La prima serata di Vang Vieng si apre con in festa, limbo, versione
con l’asta di fuoco. e io lì di fianco a spronare gli amici dieci anni più
giovani narrando le mie “gesta” da animatore con le gare di limbo. Considerate la
situazione di un piccolo locale su un isoletta su un fiume, il fuoco come luce,
ogni singola persona è tra l’alticcio e l’ubriaco (il primo a sentirsi male e
vomitare è stato un ragazzo vestito da zombie nella zona del tubing, al primo
locale a mezzogiorno). Dopo un po’ perdo la pazienza visto questi pezzi di
legno di venti anni e ci provo, con tanto di infradito e birra e la prima passa
tranquilla con gli amici che urlano. La seconda ancora liscia, ma scopro che
per la prossima devo almeno togliere le infradito e lasciare la birra. Altri
due scalini “di fuoco”, la tristezza è che i scalini sono quattro e già al
terzo non mi a segue nessuno, ai miei vent’anni era lotta sino all’ultimo. Lo
faccio alla prima, con Bryce e Craig che si galvanizzano e allora ci proviamo
anche se dico a tutti che l’ultimo “scalino” oggi non posso farlo, non mi piego
più così, a vent’anni altro che… Andavo sotto ad un asta appoggiata sul sedile
di due sedie come se niente fosse, qui sono almeno venti centimetri di più.
Certo c’è il fuoco che te ne toglie un po’. No non lo faccio. Sì lo faccio. No
non lo faccio. Nessuno fa nulla, tutti urlano e basta, il fuoco è caldo e
l’alcool pure e vabbè, mi farò male, ma ci provo. Pure il limbo sembra essere
una cosa seria in una serata di festa fuoco e alcool.
Mi piego, mi piego un sacco, saltellando sugli interni del piede e
tirandomi su il costume in una notte caldissima. Vado giù e casco per terra con
un bel nooooo generale che mi incoraggia.
Ancora.
Giù, fino a sotto l’asta con il naso, ma cedono le ginocchia.
Ultima volta. La serata del limbo.
Mi lego i capelli più stretto, saltello meglio, sorrido di più, c’è
più incoraggiamento, più urla, più forti, più fuoco di prima. Vado comunque
giù, niente da fare.
Lascio perdere… Ragazzi, ve l’ho detto, posso fare qualcosa, non più
di questo, comunque, più di tutti gli altri e siete dei pezzi di legno
mannaggia!
Provo a incitare, ancora gli altri, tra gli abbracci degli amici,
sorsate di bucket e una mezza delusione che mi rimane amara, chi mi conosce lo
sa, io vado matto per le “cazzate”, ovvero per tutte ste stupidaggini che
rendono la vita un più simile ad un gioco anche nell’aspetto, non solo nelle
dinamiche. Cose come la giocoleria. Pazienza, ho fatto il mio tempo con il
limbo.
La fuochista riparte, alza di nuovo l’asta e il gioco riparte per
tutti. Passa mezz’ora, tra altro alcool e altri personaggi incontrati come
Filippo, Daniel e Francesco, gli ultimi due attori a zonzo, pazzi di Vang Vieng. Un genovese subito soprannominato Belin
e preso in giro per una taccagneria a cui nessuno sembra mai poter tenere testa,
diventa compagno di qualche bevuta.
L’asta prova a riabbassarsi, quasi si muovesse da sola. Nessuno gioca,
la ragazza mi guarda. Riprovi? Le mostro il sangue dai miei piedi, scorticati
dal terriccio (non siamo sulla sabbia), lì dove sono le cosiddette cipolle,
l’osso alla base dell’alluce. Scarnificato e senza parole, ma con uno sguardo
significativo le dico che non è più cosa, sono un po’ rattristato, ma questa è
la vita, si invecchia un po’. Lei sorride si gira e versa altro petrolio sull’asta, altro fuoco.
Non dico niente, so solo che il fuoco mi attrae spaventosamente come
sempre e allora al diavolo i 33, la schiena, i piedi insanguinati, il ginocchio
a pezzi e i tentativi già falliti. Io sto coso lo faccio a occhio chiusi, al
diavolo i ragazzini di legno, in fin dei conti, c’è il fuoco, c’è l’alcool,
anche questo è rocknroll. Faccio esattamente la stessa cosa delle tre volte
precedenti, solo più veloce, meno cerimonia, lo faccio sapendolo di farlo, non
è un semplice tentativo. In stile
vecchia scuola vengo alzato in trionfo, con birra e festa generale. Ho vinto un
altro bucket, cosa che non sapevo fosse in palio, altro secchiello pieno
d’alcool. Altra festa. E’ solo la prima sera, con quello scemo di Craig che
Polly chiama Gregghe che ubriaco urla “JIMI IS MY HERO!”.
Segue Luang Prabang, il paesello più carino del Laos, leggermente più
costoso, ma c’è un bellissimo mercato del cibo, esteso lungo un corridoio, dove
si può mangiare molto bene la sera. E’ un enorme buffet al ridicolo prezzo di
un euro.
Qui il coprifuoco torna, ma
leggero. I locali più belli rallentano alle undici, rimanendo aperti sino a
mezzanotte, poi se si vule proseguire c’è il Bowling. Lì è festa, altro alcool
e il casino di palle e birilli. Quattro notti, io ho partecipato al bowling
solo l’ultima sera. La fregatura di Luang Prabang è stata che nonostante ci
fossimo concessi il lusso di un alberghetto più carino e pulito del solito sono
stato assalito da altre Bed Bugs, che mi hanno succhiato il braccio sinistro
fino a consumarlo. Luang Prabang possiede anche uno dei luoghi più belli mai visti,
che non entra nella top list, ma come minimo va in quella secondaria. Una
splendida cascata di cui non ricordo il nome che una volta arrivata giù forma
grazie alla sua acqua quattro o cinque piscine stupende, a scalini, purtroppo
piene di turisti.
Il bel gruppo finisce qui. Alcuni vanno in Thailandia via Ventiane,
altri due giorni di barca e vanno al nord. Solo noi decidiamo di finire tutto
il giro quindi destinazione Nong Kiew,
villaggio lungo fiume davvero carino dove spendiamo una notte in un
bungalow davvero carino. Giorno dopo Mue Ngoi Neua, dove commetto un errore,
decido di rimanere solo tre giorni, invece ne merita di più perché nonostante
sia davvero piccolissimo con una serie di bungalow lungo il fiume raccolto tra
le montagne. Un posto che raccontare come bello è davvero superficiale. Si
raggiunge solo con le tipiche barche long tail, un’oretta da Nong Kiew.
E’ un posto dove rilassarsi se ne hai ancora bisogno, dove fermarsi e
incontrare i villaggi circostanti. Un posto immancabile che ancora saltano la
maggior parte dei viaggiatori. Mue Ngoi Neua, nonostante i brevissimo tempo
scorso mi rimarrà sempre dentro e sono davvero curioso di rivederla tra una
ventina d’anni.
La serie di rotture e inconvenienti nei trasposti si arricchisce di un
paio d’ore da un meccanico appena lasciata Luang Prabang. Semplicemente la
frizione è andata, l’autobus non riesce a mettersi in marcia regolarmente. Non
è che controlli prima o una volta scoperto cambi bus o qualcos’altro. No, tutti
insieme dal meccanico e poi se ce la faremo si proseguirà. Ripeto: Surrealismo
Laoita.
Mueng
Sling è la tappa seguente un paesello a sessanta chilometri da Nam Tha, che Polly odierà per il
nulla in cui è immerso. A me piace, è davvero un paese strano. Dove cerco di
affittare un motorino, ma me ne danno uno rotto e mi dicono se vuoi c’è questo,
ma se lo prendi poi devi aggiustarlo tu.... !!???? Beh , no grazie, prendo la
bici. Surreale. Qui non
c’è più o meno nulla, solo qualche guest house e due o tre ristorantini. Più
un'altra serie di ristornatini cinesi, dove si parla solo cinese e laoita, non
c’è menu, ma se riesci a ordinare mangi divinamente. Tiro fuori quelle tre o
quattro parlo tra mandarino e cantonese che ho imparato e ottengo la seconda
miglior cena di tutto il Laos. La migliore sarà due giorni dopo di nuovo a
Luang Nam tha, ristorantino nascosto “minority”, semplicemente di un altro
livello, nonostante prezzi identici ai baracchini. I Laos effettivamente
finisce qui, a Mueng Sling, con una bella gita in bicicletta tra
un’innumerevole serie di villaggi dove vendono il miglio oppio del pianeta. Il
triangolo d’oro è qui, almeno questa è la parte Laoita, unica delusione il
paesaggio è davvero poca roba, brullo e sterile, a differenza del resto del
Laos dove in alcuni punti è clamorosamente suggestivo.
Una notte a HouyXai, la cittadina di confine per entrare in
Thailandia, ci godiamo sul tetto del nostro alberghetto l’ultimo tramonto Laoita
di questo viaggio, ultimo tramonto sul grande Mekong che ora amo tantissimo,
che ho imparato a conoscere e che è una ricchezza mondiale da preservare e
mantenere. T’ho amato e atteso da prima di conoscerti Mekong, è stata
un’emozione impagabile incontrarti, conoscerti con tre diverse lingue
(vietnamita, cambogiano e laoita) e bagnarmi nelle tue acque. Grazie, cam’em,
òkon o in ultimo Kaup tchai.
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